Rockerilla in edicola con Lynch!
COVER STORY
DAVID LYNCH ph Adam Bordow
ARTICOLI/INTERVISTE:
SIGUR RÓS, THE SMITHS, GARY NUMAN, THE WALKABOUTS, LE BORG, SALVO LAZZARA, IVAN SEGRETO, KUTSO, AMEBIX, EVILE, THE ANSWER, GRAVEYARD, VINCENZO RAMAGLIA
Silencio!
“Ho compreso a fondo l’importanza del silenzio solo nel momento in cui ho appreso la tecnica della meditazione, trentotto anni fa. Non saprei come raccontare la prima sensazione; è come trovarsi in un ascensore cui all’improvviso tagliano i cavi; cominci a sprofondare, ma invece di schiantarti al suolo cominci a fluttuare nel vuoto. In quel movimento si sciolgono ansie, tensioni e preoccupazioni, il mondo sembra un posto più bello e luminoso, ti senti a tuo agio, in sintonia con la natura. Silenzio e dinamismo sono in sintonia nel mio essere. Dentro di me c’è il silenzio assoluto, e il silenzio assoluto è davvero… silenzioso. Ma c’è anche il massimo del dinamismo, e anche quello è incredibilmente… dinamico. Oggi tutto è gridato, strillato, esageratamente enfatizzato. L’unico angolo dove trovare un po’ di quiete è dentro noi stessi. Anche la stanza più tranquilla di qualsiasi casa al mondo è una piazza di mercato se paragonata al silenzio interiore.”
QUI l'articolo completo sul locale aperto da David Lynch a Montmartre apparso su La Repubblica 10/12/2011
"Kaurismaki è un ubriacone", polemiche al Torino Film Festival
Kaurismaki non si è presentato alla consegna del premio "Gran Torino", lasciando Penelope Cruz, scelta per premiarlo, con la statuetta in mano.
Nella conferenza stampa di ieri - dove il finlandese si presenta con l'immancabile bottiglia di birra in mano - Kaurismaki ha confermato di aver disertato proprio perchè a consegnare il premio era la Cruz. "Si può essere una buona attrice o una buona mannequin, ma non tutte e due" ha detto il regista a proposito dell'attrice.
In molti non hanno apprezzato l'uscita del cineasta. Se il direttore del festival Gianni Amelio si limita ad una dichiarazione sobria e misurata ("Si tratta di opinioni assolutamente personali delle quali il regista si assume le responsabilità"), Sergio Castellitto non si trattiene, queste le parole contenute in una nota:
"Vorrei ricordare al signor Kaurismäki che Penelope Cruz è troppo bassa per essere una brava mannequin, ma abbastanza alta per essere una grande attrice. Vorrei anche ricordargli che è tipico delle migliori mannequin restare in albergo ubriache e non venire a ritirare un premio".
Rimanere in albergo ad ubriacarsi con Aki? senza prezzo...
Ecco uno stralcio della conferenza stampa ...
Aki Kaurismäki: Ringrazio i miei genitori per questo premio, perché sono entrambi morti (ironizza). Non so davvero se me lo merito, questo è un onore per me, spero di meritarlo veramente.
Ieri sera si vociferava che lei in realtà non avesse voluto ricevere il premio dalle mani di Penelope Cruz in quanto l’attrice spagnola è legata ad un contratto commerciale con la Loreal, è vero o è per il motivo del glamour da red carpet che lei tanto rifugge?
Aki Kaurismäki: Innanzitutto dovreste sapere che non bisogna mai dare retta alle voci, ma ovviamente si può essere un attore/attrice o una mannequin ma non essere entrambe. Ed ora mi auguro chiuderemo questo argomento. Se volessi aggiungere qualche cosa è che ci sono attori ed attori, di diverso tipo. Ma non ho detto nulla, voi non scrivetelo.
Iniziamo a parlare di cinema, per favore. Innanzitutto sapete perché il tappeto è rosso? Perché non occorre lavarlo tutti i giorni. Altrimenti sarebbe blu ed in caso ci sarei passato sopra.
Vorrei che ci parlasse dell’omaggio che fa al cinema francese, come ad esempio è tornato a farlo con il suo ultimo film, Le Havre.
Aki Kaurismäki: Ho girato il film a Le Havre perché ha degli spazi che mi permettevano di muovermi in modo adeguato e perché il corso principale è di ben 50 cm più largo degli Champs Elisee, 52 cm per la precisione. Avrei potuto girarlo a Genova ma come avete potuto notare il mio italiano non è proprio perfetto, anzi non esiste proprio. Ho girato per tutta la costa europea ma se avessi continuato sarei capitato in Belgio e voglio lasciare il Belgio ai migliori registi esistenti, i Fratelli Dardenne, ma anche loro hanno dei problemi.
Sta lavorando a qualche nuovo progetto?
Aki Kaurismäki: A dir la verità, visto il pubblico no. Che significa che non so bene quale sarà il mio prossimo film. Mi auguro che ci sia altrimenti la mia esistenza non avrebbe più un senso, sono ormai troppo vecchio per imparare una nuova professione.
Cosa pensa del cinema italiano contemporaneo? C’è un regista italiano in particolare che apprezza?
Aki Kaurismäki: Farei il cambio del cinema finlandese con quello italiano in tutti i momenti specialmente alla mattina, la sera non ne sarei più tanto sicuro ma sarebbe troppo tardi per cambiare scelta.
A Cannes dicevano tutti che avrebbe dovuto vincere il suo Le Havre al posto di The Tree Of Life di Malick, avrebbe ritirato il premio in quell’occasione?
Aki Kaurismäki: Mi sarei suicidato piuttosto, ero tra le montagne a giocare a poker quando ho saputo di averlo vinto, ed ho anche perso la partita.
Ci sono tutti i tipi di musica in questo film, come mai questa scelta? Addirittura la musica classica. Aki Kaurismäki: Si. “…”(pausa comica del regista) Ho sempre i soliti dischi e la mattina quando vado allo studio del missaggio me li porto dietro in questo cestino di legno e siccome il missaggio lo faccio io gioco con i soliti due pulsanti e così è come esce fuori la musica. Diventa sempre più difficile perché quelli di Wall Street hanno acquistato tutti i diritti di tutta la musica, ma fortunatamente Wall Street è occupata in questo momento.
Fa tanti ciak quando gira o è sempre buona la prima?
Aki Kaurismäki: In realtà mento agli attori perché non è buona la prima, è buona la prima prova, solo che li faccio provare ed in realtà quando dico loro che faccio il primo ciak a quel punto la macchina da presa è già spenta. L’esperienza m’ha insegnato che gli attori sono sempre al meglio al primo ciak e per altro io non posso permettermi di arrivare al 65 esimo ciak. Hitchcock è morto ed io non mi sento tanto bene.
È stato più difficile dirigere Laika (il cane) o gli attori, ad esempio il ragazzo di colore?
Aki Kaurismäki: Con gli attori ho lavorato come al solito, concedo loro tre secondi e se non sanno la battuta li licenzio, così il giorno dopo tornano con più modestia. Per quanto riguarda Laika, mia moglie se ne occupa sempre. Quando scrivo una sceneggiatura mi chiudo nel mio studio, lo chiamo così perché suona meglio ma in realtà è una stanza, quando passano tre giorni sento bussare mia moglie che puntualmente mi chiede se ho avuto modo di inserire un cane nella sceneggiatura ed io ovviamente trovo sempre il modo di inserircelo. Mi piacciono i cani perché non criticano mai e non analizzano mai, a volte abbaiano ma in fondo non disturba molto.
Rimanere in albergo ad ubriacarsi con Aki? senza prezzo...
Ecco uno stralcio della conferenza stampa ...
Aki Kaurismäki: Ringrazio i miei genitori per questo premio, perché sono entrambi morti (ironizza). Non so davvero se me lo merito, questo è un onore per me, spero di meritarlo veramente.
Ieri sera si vociferava che lei in realtà non avesse voluto ricevere il premio dalle mani di Penelope Cruz in quanto l’attrice spagnola è legata ad un contratto commerciale con la Loreal, è vero o è per il motivo del glamour da red carpet che lei tanto rifugge?
Aki Kaurismäki: Innanzitutto dovreste sapere che non bisogna mai dare retta alle voci, ma ovviamente si può essere un attore/attrice o una mannequin ma non essere entrambe. Ed ora mi auguro chiuderemo questo argomento. Se volessi aggiungere qualche cosa è che ci sono attori ed attori, di diverso tipo. Ma non ho detto nulla, voi non scrivetelo.
Iniziamo a parlare di cinema, per favore. Innanzitutto sapete perché il tappeto è rosso? Perché non occorre lavarlo tutti i giorni. Altrimenti sarebbe blu ed in caso ci sarei passato sopra.
Vorrei che ci parlasse dell’omaggio che fa al cinema francese, come ad esempio è tornato a farlo con il suo ultimo film, Le Havre.
Aki Kaurismäki: Ho girato il film a Le Havre perché ha degli spazi che mi permettevano di muovermi in modo adeguato e perché il corso principale è di ben 50 cm più largo degli Champs Elisee, 52 cm per la precisione. Avrei potuto girarlo a Genova ma come avete potuto notare il mio italiano non è proprio perfetto, anzi non esiste proprio. Ho girato per tutta la costa europea ma se avessi continuato sarei capitato in Belgio e voglio lasciare il Belgio ai migliori registi esistenti, i Fratelli Dardenne, ma anche loro hanno dei problemi.
Sta lavorando a qualche nuovo progetto?
Aki Kaurismäki: A dir la verità, visto il pubblico no. Che significa che non so bene quale sarà il mio prossimo film. Mi auguro che ci sia altrimenti la mia esistenza non avrebbe più un senso, sono ormai troppo vecchio per imparare una nuova professione.
Cosa pensa del cinema italiano contemporaneo? C’è un regista italiano in particolare che apprezza?
Aki Kaurismäki: Farei il cambio del cinema finlandese con quello italiano in tutti i momenti specialmente alla mattina, la sera non ne sarei più tanto sicuro ma sarebbe troppo tardi per cambiare scelta.
A Cannes dicevano tutti che avrebbe dovuto vincere il suo Le Havre al posto di The Tree Of Life di Malick, avrebbe ritirato il premio in quell’occasione?
Aki Kaurismäki: Mi sarei suicidato piuttosto, ero tra le montagne a giocare a poker quando ho saputo di averlo vinto, ed ho anche perso la partita.
Ci sono tutti i tipi di musica in questo film, come mai questa scelta? Addirittura la musica classica. Aki Kaurismäki: Si. “…”(pausa comica del regista) Ho sempre i soliti dischi e la mattina quando vado allo studio del missaggio me li porto dietro in questo cestino di legno e siccome il missaggio lo faccio io gioco con i soliti due pulsanti e così è come esce fuori la musica. Diventa sempre più difficile perché quelli di Wall Street hanno acquistato tutti i diritti di tutta la musica, ma fortunatamente Wall Street è occupata in questo momento.
Fa tanti ciak quando gira o è sempre buona la prima?
Aki Kaurismäki: In realtà mento agli attori perché non è buona la prima, è buona la prima prova, solo che li faccio provare ed in realtà quando dico loro che faccio il primo ciak a quel punto la macchina da presa è già spenta. L’esperienza m’ha insegnato che gli attori sono sempre al meglio al primo ciak e per altro io non posso permettermi di arrivare al 65 esimo ciak. Hitchcock è morto ed io non mi sento tanto bene.
È stato più difficile dirigere Laika (il cane) o gli attori, ad esempio il ragazzo di colore?
Aki Kaurismäki: Con gli attori ho lavorato come al solito, concedo loro tre secondi e se non sanno la battuta li licenzio, così il giorno dopo tornano con più modestia. Per quanto riguarda Laika, mia moglie se ne occupa sempre. Quando scrivo una sceneggiatura mi chiudo nel mio studio, lo chiamo così perché suona meglio ma in realtà è una stanza, quando passano tre giorni sento bussare mia moglie che puntualmente mi chiede se ho avuto modo di inserire un cane nella sceneggiatura ed io ovviamente trovo sempre il modo di inserircelo. Mi piacciono i cani perché non criticano mai e non analizzano mai, a volte abbaiano ma in fondo non disturba molto.
RIP Ken Russell
Ken Russell, il visionario e psichedelico cineasta britannico, si è spento il 28 novembre scorso a Londra all’età di 84 anni. Autore di vere e proprie provocazioni cinematografiche come I diavoli , Messia selvaggio (1972) con Helen Mirren ,l’horror Stati di allucinazione (1980), La perdizione (1974)e il celebre film sull’opera rock degli Who, Tommy. Avrebbe certo gradito che brindassimo con del gin...
Only God Forgives: il prossimo film di Nicolas Winding Refn
Dopo Drive, Nicolas Winding Refn è già proiettato al suo prossimo progetto, ossia Only God Forgives. Il regista danese torna a collaborare con Ryan Gosling, accanto all’attore troveremo Kristin Scott Thomas. Di seguito la sinossi (via Flixist).
Julian, un inglese che vive a Bangkok, è un uomo rispettato nell’ambito della malavita. Lui e suo fratello Billy portano avanti un club di thai boxe che, in realtà, altro non è che una copertura per uno spaccio di droga verso Londra. Quando Billy viene ucciso, la loro madre, Jenna, lascia Londra per recuperare il corpo del figlio e riportarlo a casa. La stessa Jenna è a capo di una potente organizzazione criminale. Da quel momento cercherà di appianare i conti lasciandosi dietro una sanguinosa striscia di rabbia, tradimento e vendetta, andando incontro all’ultimo confronto con la possibilità di redimersi.
Aki Kaurismaki ''Preferisco i lupi agli uomini pallidi di Wall Street"
Aki Kaurismaki presenta oggi a Roma il suo ultimo film 'Miracolo a Le Havre' e dichiara: ''Preferisco i lupi agli uomini pallidi di Wall Street, verrebbe fuori un film noioso, un horror''.Il film sarà nelle sale italiane da venerdì e verrà distribuito dalla Bim.
Kaurismaki sarà inoltre presente domani, proprio con 'Miracolo a Le Havre', in pre-apertura al Torino Film Festival dove ricevera' il premio Gran Torino.
Aki Kaurismäki è nato ad Orimattila, in Finlandia, il 4 aprile 1957 da una famiglia piccolo-borghese. E’ figlio di un commesso d’abbigliamento e di un'estetista, trascorre l’adolescenza tra libri, musica (soprattutto blues e Frank Zappa) e biglietti del treno per andare al cinema in città. Frequenta l'università fino al terzo anno, finché, dice, «ho raccolto le mie cose, che stavano in due borse, e sono andato ad Helsinki a cercare lavoro». Vi si trasferisce con il fratello Mika, oggi anche lui cineasta, con il quale coltiva fin dall'infanzia la passione per il cinema (arrivava a vedere senza problemi anche sei film al giorno) e per la letteratura. Nella sua casa di Karldwla oggi ci sono più di cinquemila libri, molti riletti tante volte: «La passione per il cinema è arrivata dopo, quando ero adolescente», confessa. «Amo i racconti meno conosciuti di Kafka, amo Gogol, ma il miglior libro di tutti i tempi resta “Il gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa».
Per mantenersi fa vari mestieri, dal giornalista (che definisce “un’esperienza catastrofica”) al postino, dal lavapiatti a Stoccolma al magazziniere o all’imbianchino. Tutti questi lavori così diversi hanno ispirato quei «marginali ben educati» che troviamo nei suoi film, ovvero quei personaggi che non bevono birra, ma superalcolici raffinati, come il Calvados de “Gli Indegni”.
Frequenta contemporaneamente cineteche e cineclub, e così ben presto inizia la sua carriera come critico cinematografico. Crea con il fratello la casa di distribuzione Villealfa (chiamata così in omaggio al film "Alphaville" di Jean-Luc Godard) la quale realizza a budget ridotto i film di entrambi.
Il tema cardine dell’opera di Kaurismaki, il sentimento che maggiormente ha interesse ad esprimere è l’orrore della vita, l’orrore della società. I suoi personaggi sono tutti dei perdenti, uomini senza qualità destinati ad una vita ai margini della società a causa della propria incapacità di aderirvi completamente e di comprenderne i meccanismi.
I contatti umani sono rari e la comunicazione si fonda sui gesti e sugli sguardi, più che attraverso le parole. L’unica consolazione è la musica, così come unica speranza è la fuga dall’orrore sociale.
La sua innata e personalissima verve comica gli consente di poter brillantemente creare la commedia a partire dal dramma e di realizzare un’affascinante fusione tra le sue “personalità”, quella realista e quella surreale.
Kaurismäki mostra nei suoi film, senza alcuna pretesa ma col sorriso sulle labbra, che in fondo dietro l’orrore si nasconde la bellezza e che vale la pena vivere per portarla sempre alla luce.
Nel 1981, i due fratelli dirigono il film-documentario sulla musica rock “La sindrome del lago Saimaa”, girato in riva al più grande lago della Finlandia.
Successivamente è la volta di “Calamari Union” (1985), “Ombre nel paradiso” (1986) e nel 1987 di “Amleto si mette in affari”, personale rilettura della tragedia shakespeariana in chiave anticapitalistica; nello stesso periodo fonda da solo, senza il fratello, la casa di produzione Sputnik.
Dopo “Ariel” (1988) realizza nel 1989 “La fiammiferaia”, con cui prosegue la sua indagine attraverso l'universo del proletariato tramite la storia di Iris, un'operaia di cui racconta la triste esistenza in fabbrica e le delusioni amorose.
Nello stesso anno dirige il paradossale “Leningrad Cowboys Go America”, folle e surreale road movie infarcito di umorismo macabro che si esplica attraverso il mondo del rock americano.
Dopo “Ho affittato un killer” (1990), presentato con successo alla mostra del cinema di Venezia, realizza “Vita da Bohème”, ispirato al romanzo di Henri Murger, con l'attore feticcio di Truffaut (Jean-Pierre Léaud) come protagonista. Invece delle musiche di Puccini, Aki utilizza Mozart e i valzer francesi, spogliando la tragica storia di Mimì da ogni romanticismo.
Con “Tatjana” (1994) Kaurismäki giunge alla più pura essenzialità nordica realizzando un'opera quasi priva di dialoghi, ambientata in un mondo surreale, dolce e sconsolato allo stesso tempo. Due anni più tardi nasce “Nuvole in viaggio”, commedia dai toni leggeri che prende spunto dalle attualissime problematiche della crisi economica e della disoccupazione.
Nel 1999 realizza il film in bianco e nero “Juha”, adattamento di un classico della letteratura finlandese di Juhani Abo; questo film, corredato anche da cartelli esplicativi, non ha dialoghi nello stile del vecchio cinema muto. Del 2002 è invece la volta del fortunatissimo “L'uomo senza passato”, che ha visto in tutto il mondo una consacrazione da parte della critica e del pubblico ed è premiato al festival del cinema di Cannes con il Grand Prix Speciale della Giuria.
Dopo il piccolo episodio “The Trumpet”, appartenente al film collettivo “Ten minutes older” (uno degli episodi è firmato dall'amico americano Jim Jarmusch, attore in alcuni suoi film), nel 2006 il maestro finlandese ha confermato lo stile surreale e malinconico del suo cinema con “Le luci della sera”.
Decide di boicottare il premio Oscar per protesta contro la politica estera della Casa Bianca e proibisce all'istituto cinematografico di Helsinki di candidare il suo nuovo film, “Luci della sera” appunto, al più ambito riconoscimento della cinematografia mondiale.
Anche quando “L'uomo senza passato” fu candidato all'Oscar nel 2002, Aki decise di non andare né di mandare un proprio rappresentante alla cerimonia, in segno di protesta per quello che stava succedendo nel mondo e per via dell'amministrazione statunitense in carica.
Kaurismäki dal suo Paese se n'è andato da tempo e ora vive per la maggior parte dell'anno in Portogallo. Lui, che per molti è uno scrittore mancato, racconta che le sue sceneggiature nascono in fretta e senza metodo: «Scrivo poco, spesso sul set. In tre o quattro giorni butto giù i dialoghi. È un processo automatico.» Devo molto del mio cinema al neorealismo italiano» dice «e a registi come Fellini, i fratelli Taviani e Antonioni. Ma soprattutto a De Sica.»
Riguardo ai suoi esordi dietro la macchina da presa, lui stesso racconta: “Forse ho pensato di fare cinema perché non sono capace di nessun lavoro onesto. Camminavo ogni giorno su e giù per le vie del centro di Helsinki cercando di rimediare i soldi per bere, ma era sempre più difficile trovarne. Allora ci siamo detti: cominciamo a fare film. Uno ha chiesto: su cosa? Io ho risposto: su questo schifo che è la nostra vita”.
David Lynch. Dalla Matematica al Club Silencio
Oltre alla musica - l'otto novembre e' uscito il nuovo album , Crazy Clown Time , David Lynch è occupato come già spesso in passato con una mostra.
Si chiama Mathematics: A Beautiful Elsewhere (21 ottobre 2011-18 marzo 2012) esposizione organizzata dalla Fondation Cartier di Parigi, un incontro tra illustri scienziati e artisti di vario genere, da Takeshi Kitano a Patti Smith a Hiroshi Sugimoto (qui una gallery delle opere presenti in mostra).
La Fondation Cartier aveva già ospitato la splendida retrospettiva dell'arte lynchiana The Air is On Fire e dedicato a Takeshi Kitano la mostra Gosse de Peintre.
David Lynch ha contribuito a Mathematics: A Beautiful Elsewhere con diverse animazioni, con una scultura a forma di zero, un'installazione audiovisiva che ricorda gli eventi più importanti della storia della matematica, e ha partecipato insieme al matematico Mikhail Gromov e al ricercatore di robotica Pierre-Yves Oudeyer all'installazione interattiva Ergo-Robots/Flowers Fields: Artificial Curiosity and Language: una tribù di figure robotiche che nascono da un uovo e esplorano l'ambiente, imparando nuove abilità e comunicando con gli ospiti umani. Lynch ha progettato le teste dei robot, che ricordano l'estetica del capolavoro visionario Eraserhead.
Ma non solo: il Club Silencio di Mulholland Drive, come la Loggia Nera di Twin Peaks, è uno di quei (non)luoghi scolpiti nell'immaginario di ogni appassionato di cinema. David Lynch ha progettato personalmente la sua versione fisica, dagli interni ai mobili, un club di 650 metri quadri aperto a Parigi, al al 142 di rue Montmartre.
Club Silencio sarà uno spazio dedicato anche a workshop ed eventi, che comprende bar, ristorante, biblioteca - con testi selezionati da Lynch che comprendono i titoli più amati (da La Metamorfosi di Kafka a Delitto e castigo di Dostoevskij, ma anche The Art Spirit di Robert Henri e l'autobiografia di Frank Capra, The Name Above the Title) e una piccola sala proiezioni esclusiva da 24 posti, oltre all'area dedicata alla musica e ai live. Lynch collaborerà attivamente anche nella programmazione degli eventi, specialmente nella prima settimana di "carta bianca" (21-27 ottobre), che terminerà con un party di lancio per Crazy Clown Time. In seguito sarà data "carta bianca" ad altri artisti, invitati a organizzare una settimana di eventi.
Sono già previsti i live di The Kills e Lykke Li e le proiezioni di titoli di culto come Viale del Tramonto e The Apartment di Billy Wilder, Lolita di Stanley Kubrick, La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock, Mon Oncle di Jacques Tati, 8 ½ di Federico Fellini. L'ora del lupo di Ingmar Bergman (tutti titoli già citati e scelti in altre occasioni da Lynch come i suoi film preferiti).
Nowness ha pubblicato una breve intervista in cui Lynch racconta il progetto del club.
A parte i concetti su cui Lynch si è già soffermato in decine di conversazioni (il passaggio dalla pittura al cinema, il momento in cui un'idea affiora alla coscienza - leitmotiv di Catching the Big Fish (In acque profonde, il libro del 2006 su creatività e meditazione trascendentale) apprendiamo che "gran parte dell'atmosfera di questo spazio è giocata su un'ottima illuminazione". A occuparsi delle luci è stato un premiato light designer e fotografo parigino, Thierry Dreyfus.
"Il club non ha finestre, quindi una volta che sei dentro, potresti trovarti dovunque... o in nessun luogo". Qui ascoltiamo dalla voce di Lynch in persona l'omaggio fatto alla sua formazione di fumatore: nel Club Silencio, aperto dalle sei del pomeriggio alle sei del mattino (fino a mezzanotte solo per i soci) c'è infatti anche una sala fumatori che nelle intenzioni del regista deve assomigliare a una delle foreste americane dove ha fumato le prime sigarette della sua vita.
Blue Velvet: 50 minuti mai visti!
La versione Blue Ray di Blue Velvet si preannuncia come un “must have” da collezione; la Fox Home Entertainment per celebrare il 25mo anniversario del film ha approntato un’edizione speciale prevista per il prossimo 8 novembre con circa 50 minuti in più di scene mai viste. L’operazione è stata supervisionata e approvata da Lynch stesso.
L’8 novembre, lo ricordiamo, è anche la data in cui Lynch, attraverso l’etichetta discografica Sunday Best Recordings, pubblicherà il suo primo album solista intitolato Crazy Clown Time, di cui abbiamo parlato approfonditamente ; l’album segue la realizzazione delle due A-SIDE realizzate recentemente (good day today / i know) per le quali era stato indetto un contest per la realizzazione dei video.
L’8 novembre, lo ricordiamo, è anche la data in cui Lynch, attraverso l’etichetta discografica Sunday Best Recordings, pubblicherà il suo primo album solista intitolato Crazy Clown Time, di cui abbiamo parlato approfonditamente ; l’album segue la realizzazione delle due A-SIDE realizzate recentemente (good day today / i know) per le quali era stato indetto un contest per la realizzazione dei video.
Bin landen come back: zomBIN LADEN!
Molto divertente questo fake trailer con Bin Laden che torna in vita grazie ad una goccia di Coca Cola...
Amen di Kim Ki-Duk
Kim ki-Duk - Amen di SpaggyPalermo Dopo il passaggio televisivo di Arirang su Fuori Orario, in molti auspicavano il ritorno imminente dietro la macchina da presa di Kim Ki-Duk, caduto in depressione e ora il regista coreano ha trovato la forza per girare un nuovo film, Amen, un progetto di finzione drammatica, presentato nei giorni scorsi in Spagna al Festival di San Sebastian. Si tratta infatti di una pellicola low budget interamente interpretata da due soli attori in scena, lo stesso Kim Ki-Duk e l'attrice coreana Kim Ye-Na, in un road movie in giro per tutta Europa in cui i due si riprendono a vicenda. Ecco la trama:Una donna coreana va in Francia per far visita al fidanzato ma, arrivata a destinazione, scopre che lui è partito per Venezia e decide si raggiungerlo in Italia. Sulla strada per Venezia, però, viene aggredita e violentata da uno sconosciuto che indossa una maschera antigas e che le ruba tutti i bagagli. Giunta nella città veneta, ha un'ulteriore sgradita sorpresa: il fidanzato è già ripartito per un viaggio in giro per l'Europa. Così, anche lei inizia a peregrinare per il vecchio continente, inseguita dal violentatore che, a poco a poco, comincia a restituirle i bagagli rubati...
Il bello del vivere la vita
"La sensazione è che DRIVE non sia il film di un nerd che ha mandato a memoria ogni fotogramma del passato per tutti gli anni trascorsi in sala o alle prese col videoregistratore , ma la scelta imprevista e dettata dal momento di un bambino che, ricevuta in regalo la PlayStation, dà la priorità ai cartoni animati di Chuck Jones. Senza alcuna critica a niente, senza valutazione di campo: quella di Refn non è una scelta politica, è una preferenza occasionale e imprudente. Come un innamoramento, per l'appunto. DRIVE ha dalla sua il romanticismo incosciente di una cotta adolescenziale. Per questo motivo, ogni discorso autoriale è fuori luogo: prima Refn ha fatto tutt'altro, e dopo, c'è da scommetterci, cambierà ancora. E' il bello dell'avere il cuore che batte per qualcosa, senza pensare ai se, ai ma e alle conseguenze. E' il bello del vivere la vita, ben prima di vivere al cinema." ( P.M.Bocchi, Cineforum)
Pete has how many rocks?
Ecco l’ultimo, breve lavoro di David Lynch, ossia uno spot che prende il titolo di The Three Rs. A commissionarglielo è l’organizzatore del Festival Internazionale del Cinema di Vienna, che si terrà dal 20 ottobre al 2 novembre.
Questo si, che e' Super!
La cosa migliore della visione di Super 8 e' stata senza dubbio la fila di trailer che l'hanno preceduto: Drive, Blood Story e incredibile a dirsi, Super! di James Gunn...Dio esiste! ...e lo interpreta Rob Zombie!!! Trailer italiano da urlo, per fortuna non massacrato dal doppiaggio... e il film e' sostenuto da una campagna pubblicitaria mica male anche sui giornali ( a parte il flano che richiama Juno, che non c'azzecca niente, a parte Ellen Paige, off course).
Dopo che la moglie (Liv Tyler) lo ha lasciato per uno spacciatore di droga seduttore e psicopatico (Kevin Bacon), Frank (Rainn Wilson) si trasforma e nasce così Saetta Purpurea. Con una tuta fatta a mano, una chiave inglese e un’assistente un po’ folle, Saettina (Ellen Page), Saetta Purpurea si fa strada tra le vie infernali del crimine nella speranza di salvare la moglie...
Rileggetevi la recensione qui e accorrete numerosi !
Super 8 (2011) di J.J. Abrams
Diciamolo subito , Super 8 e' una delusione. E forse, non poteva essere altrimenti.
Primo: Abrams, rinnovatore a volte geniale della fiction Tv ( Alias, Lost e l'ottimo Fringe, tuttora in corso), al cinema non vale l'amico-gemello Matt Reeves, quello di Cloverfield e Blood Story - che esce finalmente , come scrivevamo qualche post fa, nei nostri cinema la prossima settimana.
Secondo: Spielberg - e chi scrive lo sostiene da tempo - non indovina un film da Il Colore Viola ( 1985)- passando dall'esecrabile Schindler's list agli sprecati Prova a prendermi e Minority Report , all'orribile Guerra dei Mondi - ed e' il maestro delle occasioni sprecate: le migliori maestranze, i migliori script, i migliori attori non gli hanno mai permesso di andare oltre a un cinema poco piu' che mediocre, buttando al vento capolavori gia' serviti ( A.I., su tutti). In Tv partorisce il fantascientifico Falling Skies per combattere il successo di The Dead Walking , creatura di un altro regista mainstream, Frank Darabont ( che alla seconda stagione ha gia' pero' passato la mano). Risultato? L'ennesima delusione. Speriamo non ci rovini TinTin!
Terzo: Super 8 non e' cinema, la sua forma mentis e' quella del torrent, del filmato scaricabile, senz'anima e profondita' , film medio di serie B, che cita a destra e manca i film del Nostro ( ET, Incontri ravvicinati, Guerra dei mondi...) quasi fosse una compilation di quelle che si vedono su YouTube e che anziche' ambire a modelli alti sembra rispolverare atmosfere - pur gradevoli - di un piccolo film di serie b come Giochi Stellari (1984) dell'allora promessa ( non mantenuta) Nick Castle ( che fu come attore il mitico Michael Myers nell'originale Halloween e collaboro' da vicino con Carpenter)- uno tra i primi film che per gli effetti speciali ha utilizzato interamente la grafica computerizzata (CGI) e di cui girava voce di un prossimo remake.
Quindi, Super 8 , fatta eccezione per l'eterea Elle Fanning, e' una delusione su tutti i fronti, manca totalmente delle qualita' di Abrams di creare suspence e twist da capogiro e delude anche nell'apporto di storici collaboratori di Abrams come il compositore Giacchino.
Aridatece i Goonies!
“Nell’estate del 1979, un gruppo di amici in una piccola cittadina dell’Ohio è testimone di un catastrofico incidente ferroviario mentre sta girando un film Super 8 e presto sospetta che non si è trattato di un incidente. Dopo poco tempo, eventi inspiegabili cominciano a verificarsi in città, e il Vicesceriffo tenta di scoprire la verità - un qualcosa di più terrificante di quanto ognuno di essi abbia potuto immaginare.”
REGIA: J.J. Abrams
SCENEGGIATURA: J.J. Abrams
ATTORI: Joel Courtney, Elle Fanning, Kyle Chandler, Riley Griffiths, Gabriel Basso
FOTOGRAFIA: Larry Fong
MONTAGGIO: Maryann Brandon, Mary Jo Markey
MUSICHE: Michael Giacchino
PRODUZIONE: Amblin Entertainment, Bad Robot
Primo: Abrams, rinnovatore a volte geniale della fiction Tv ( Alias, Lost e l'ottimo Fringe, tuttora in corso), al cinema non vale l'amico-gemello Matt Reeves, quello di Cloverfield e Blood Story - che esce finalmente , come scrivevamo qualche post fa, nei nostri cinema la prossima settimana.
Secondo: Spielberg - e chi scrive lo sostiene da tempo - non indovina un film da Il Colore Viola ( 1985)- passando dall'esecrabile Schindler's list agli sprecati Prova a prendermi e Minority Report , all'orribile Guerra dei Mondi - ed e' il maestro delle occasioni sprecate: le migliori maestranze, i migliori script, i migliori attori non gli hanno mai permesso di andare oltre a un cinema poco piu' che mediocre, buttando al vento capolavori gia' serviti ( A.I., su tutti). In Tv partorisce il fantascientifico Falling Skies per combattere il successo di The Dead Walking , creatura di un altro regista mainstream, Frank Darabont ( che alla seconda stagione ha gia' pero' passato la mano). Risultato? L'ennesima delusione. Speriamo non ci rovini TinTin!
Terzo: Super 8 non e' cinema, la sua forma mentis e' quella del torrent, del filmato scaricabile, senz'anima e profondita' , film medio di serie B, che cita a destra e manca i film del Nostro ( ET, Incontri ravvicinati, Guerra dei mondi...) quasi fosse una compilation di quelle che si vedono su YouTube e che anziche' ambire a modelli alti sembra rispolverare atmosfere - pur gradevoli - di un piccolo film di serie b come Giochi Stellari (1984) dell'allora promessa ( non mantenuta) Nick Castle ( che fu come attore il mitico Michael Myers nell'originale Halloween e collaboro' da vicino con Carpenter)- uno tra i primi film che per gli effetti speciali ha utilizzato interamente la grafica computerizzata (CGI) e di cui girava voce di un prossimo remake.
Quindi, Super 8 , fatta eccezione per l'eterea Elle Fanning, e' una delusione su tutti i fronti, manca totalmente delle qualita' di Abrams di creare suspence e twist da capogiro e delude anche nell'apporto di storici collaboratori di Abrams come il compositore Giacchino.
Aridatece i Goonies!
“Nell’estate del 1979, un gruppo di amici in una piccola cittadina dell’Ohio è testimone di un catastrofico incidente ferroviario mentre sta girando un film Super 8 e presto sospetta che non si è trattato di un incidente. Dopo poco tempo, eventi inspiegabili cominciano a verificarsi in città, e il Vicesceriffo tenta di scoprire la verità - un qualcosa di più terrificante di quanto ognuno di essi abbia potuto immaginare.”
REGIA: J.J. Abrams
SCENEGGIATURA: J.J. Abrams
ATTORI: Joel Courtney, Elle Fanning, Kyle Chandler, Riley Griffiths, Gabriel Basso
FOTOGRAFIA: Larry Fong
MONTAGGIO: Maryann Brandon, Mary Jo Markey
MUSICHE: Michael Giacchino
PRODUZIONE: Amblin Entertainment, Bad Robot
A remote sympathy
Nella storia si legge a volte con stupore di città cinte d'assedio per decine di anni, fino all'inevitabile capitolazione.
La città-cancro è sotto assedio da quattromila anni. L'uomo ha inventato "macchine" e strategie, un tempo rudimentali e ingenue, poi sempre più precise e astute, per espugnare la città. Ma dietro le mura si nascondono abitanti tra loro diversi per aggressività e vulnerabilità, [leggi tutto ...] le cellule del cancro, e con caratteristiche spesso simili alle cellule normali. Dunque, questa è una guerra molto difficile.
"In un certo senso è un libro di storia militare", ha scritto il suo autore, formatosi come ricercatore al Dana Farber Cancer Institute e oggi professore di oncologia alla Columbia University e vincitore del premio Pulitzer.
L'opera, tuttavia, è anche una "biografia" del cancro nel senso più letterale del termine, poiché cerca di "penetrare la mente di questa malattia immortale, di comprenderne la personalità e demistificarne il comportamento". E, infine, un libro divulgativo e ispirato.
Divulgativo perché Siddhartha Mukherjee espone con grande linearità le ragioni di ogni svolta e progresso nelle terapie, ispirato perché è la consapevolezza di dovere compiere scelte cruciali per i pazienti a conferire tensione narrativa e coesione logica al racconto. l'opera attraversa e illumina un secolo intero della guerra al cancro, dalle epoche della chirurgia più mutilante e della radioterapia indiscriminata fino alle più recenti scoperte.
Dalla bile nera di Galeno alle tinture di piombo nel Medioevo, al chirurgo scozzese John Hunter che a fine settecento raccomandava per i tumori un rimedio onesto per quanto agghiacciante:"una distaccata compassione" ( "a remote sympathy"), agli esperimenti semiclandestini sulla leucemia di Sidney Farber negli anni Cinquanta.
Avvicente come un romanzo e consigliatissimo.
" La malattia e' il lato notturno della vita, una cittadinanza piu' onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno del star bene e in quello dello star male. Preferiremmo tutti servirci solo del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino dell'altro paese" ( S.Sontag, Malattia come metafora)
Siddharta Mukherjee ,L'imperatore del male- una biografia del cancro, Neri Pozza, euro 19,00
La città-cancro è sotto assedio da quattromila anni. L'uomo ha inventato "macchine" e strategie, un tempo rudimentali e ingenue, poi sempre più precise e astute, per espugnare la città. Ma dietro le mura si nascondono abitanti tra loro diversi per aggressività e vulnerabilità, [leggi tutto ...] le cellule del cancro, e con caratteristiche spesso simili alle cellule normali. Dunque, questa è una guerra molto difficile.
"In un certo senso è un libro di storia militare", ha scritto il suo autore, formatosi come ricercatore al Dana Farber Cancer Institute e oggi professore di oncologia alla Columbia University e vincitore del premio Pulitzer.
L'opera, tuttavia, è anche una "biografia" del cancro nel senso più letterale del termine, poiché cerca di "penetrare la mente di questa malattia immortale, di comprenderne la personalità e demistificarne il comportamento". E, infine, un libro divulgativo e ispirato.
Divulgativo perché Siddhartha Mukherjee espone con grande linearità le ragioni di ogni svolta e progresso nelle terapie, ispirato perché è la consapevolezza di dovere compiere scelte cruciali per i pazienti a conferire tensione narrativa e coesione logica al racconto. l'opera attraversa e illumina un secolo intero della guerra al cancro, dalle epoche della chirurgia più mutilante e della radioterapia indiscriminata fino alle più recenti scoperte.
Dalla bile nera di Galeno alle tinture di piombo nel Medioevo, al chirurgo scozzese John Hunter che a fine settecento raccomandava per i tumori un rimedio onesto per quanto agghiacciante:"una distaccata compassione" ( "a remote sympathy"), agli esperimenti semiclandestini sulla leucemia di Sidney Farber negli anni Cinquanta.
Avvicente come un romanzo e consigliatissimo.
" La malattia e' il lato notturno della vita, una cittadinanza piu' onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno del star bene e in quello dello star male. Preferiremmo tutti servirci solo del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino dell'altro paese" ( S.Sontag, Malattia come metafora)
Siddharta Mukherjee ,L'imperatore del male- una biografia del cancro, Neri Pozza, euro 19,00
Les Aventuriers de l'absolu
Per millenni e millenni, gli esseri umani l'hanno chiamato «Dio». Poi ha preso anche altri nomi: «Nazione», «Classe», «Razza». Oggi molti non si riconoscono più in queste forme religiose o politiche, e tuttavia continuano a inseguire l'assoluto.
Una delle strade che si possono seguire in questa ricerca è l'arte, l'aspirazione alla bellezza. Al centro della vita di Oscar Wilde, Rainer Maria Rilke e Marina Cvetaeva c'è proprio questa ossessione:questi tre grandissimi scrittori non si sono accontentati di creare opere d'arte sublimi, ma hanno posto la loro intera esistenza al servizio del bello e della perfezione. Fino alle estreme conseguenze: per Wilde, questo ha portato alla decadenza fisica e psichica; Rilke ha avuto come compagna costante la depressione; la Cvetaeva è arrivata addirittura al suicidio.
Tzvetan Todorov racconta i loro destini, così appassionanti e tragici. E si interroga sul senso più profondo della loro esperienza di «avventurieri dell'assoluto». Per chiedersi in che cosa consista davvero una vita bella e scoprire il segreto dell'«arte della vita».
Il bellissimo titolo originale in italiano e' diventato il ben piu' banale La bellezza salvera' il mondo, citazione da Dostojeskji.
Tzvetan Todorov, La bellezza salverà il mondo, Garzanti, euro 18
Mì fijo e' 'n angelo
Gli Angeli sono tutti tremendi.
Eppure, ahime', io invoco voi, uccelli d'anima...
( R.M. Rilke, Elegie duinesi)
Una vita intera
Appunti di DWF su di un libro di Don deLillo |
"...nella vita di una persona la maggior parte dei pensieri e delle impressioni piu' importanti attraversano la mente cosi' rapidi che rapidi non e' nemmeno la parola giusta (...) che dire per esteso pensieri e collegamenti contenuti nel lampo di una frazione di secondo richiederebbe come minimo una vita intera" ( DWF, Caro vecchio neon)
"Mio nonno soleva dire: "La vita è straordinariamente corta. Ora, nel ricordo, mi si contrae a tal punto che, per esempio, non riesco quasi a comprendere come un giovane possa decidersi ad andare a cavallo sino al prossimo villaggio senza temere (prescindendo da una disgrazia) che perfino lo spazio di tempo, in cui si svolge felicemente e comunemente una vita intera, possa bastare anche lontanamente a una simile cavalcata." ( Fk,Il prossimo villaggio)
Kotoko di Shinya Tsukamoto vince la sezione Orizzonti di Venezia 2011
E' Kotoko di Shinya Tsukamoto il vincitore di Orizzonti di Venezia 2011.
La Giuria presieduta da Jia Zhangke e composta da Stuart Comer, Odile Decq, Marianne Khoury, Jacopo Quadri premia il lavoro del regista nipponico perché "il film si muove liberamente tra diversi generi per creare una potente rappresentazione della fragile condizione psicologica di una donna, una meditazione profondamente sconvolgente sulla solitudine e sull'esperienza urbana contemporanea. Shinya Tsukamoto ha prodotto un linguaggio visivo di incredibile impatto per prenetare nella mente della sua protagonista".
È "Faust" di Aleksandr Sokurov il Leone d’Oro della 68° Mostra di Venezia
È "Faust" di Aleksandr Sokurov il Leone d’Oro della 68° Mostra di Venezia. Era dal 2003 (anno della vittoria de "Il ritorno" di Andrey Zvyagintsev) che al Festival non s’imponeva un film russo. La rilettura dell’opera di Goethe firmata dal grande cineasta russo - nostro beniamino da tempi non sospetti -, capitolo conclusivo della tetralogia del potere iniziata con "Moloch" e proseguita con "Taurus" e "Il sole", ha convinto ( e come non avrebbe...) la giuria presieduta da Darren Aronofsky e composta da Eija-Liisa Ahtila, David Byrne, Todd Haynes, Mario Martone, Alba Rohrwacher e Andrè Tèchinè. Sokurov e' di un altro pianeta, nei festival andrebbe sempre messo fuori concorso...
Il Leone d’Argento per la migliore regia va a "People Mountain People Sea" del cinese Cai Shangjun (film a sorpresa del Concorso) e il Premio Speciale della Giuria a "Terraferma" di Emanuele Crialese. Confermate poi le Coppe Volpi per le interpretazioni: Michael Fassbender è il migliore attore ( del mondo!) grazie alla performance in "Shame" di Steve McQueen, Deanie Yip la migliore attrice per la prova offerta in "A Simple Life" di Ann Hui.
Il Premio Mastroianni, assegnato a un giovane attore o attrice emergente, viene assegnato ai due protagonisti di "Himizu", diretto dal giapponese Sion Sono: Shòta Sometani e Fumi Nikaidò. L’Osella per la migliore sceneggiatura va a Yorgos Lanthimos e Efthimis Filippou per "Alpis", diretto dallo stesso Lanthimos, mentre l’Osella per la migliore fotografia va a Robbie Ryan per "Wuthering Heights" di Andrea Arnold.
Confermato il Leone del Futuro - Premio Venezia opera prima (Luigi De Laurentiis), assegnato a "Là-Bas - Educazione criminale" di Guido Lombardi (già vincitore della Settimana della Critica), che si aggiudica in questo modo i 100.000 dollari messi a disposizione dalla Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, equamente divisi tra regista e produttore.
Un pugno sul Cranio
“Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se un libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma noi abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che
ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev’essere la scure per il mare gelato dentro di noi. In Questo, io credo." ( F.Kafka)
Il nostro favorito per Venezia 2011 : A simple Life
Siamo diventati poveri. Abbiamo ceduto un pezzo dopo l'altro dell'eredita' umana, spesso abbiamo dovuto depositarla al Monte di pieta', a un centesimo del valore, per ricevere in anticipo la monetina dell'attuale...
Andy Lau, Anthony Wong, Tsui Hark, Sammo Hung , la straordinaria Deanie Ip e la regia magica di Ann Hui ...ah, il cinema di Hong kong!
Finalmente Let me in (2010) di Matt Reeves
Finalmente il 30 settembre prossimo, con un anno di ritardo e il titolo italiano molto originale di Blood Story, esce anche nel nostro (?) paese (??), il bellissimo remake di Matt Reeves ( Cloverfield) del capolavoro dello svedese Alfredson ( in questi giorni in concorso a Venezia con La Talpa) uscito da noi col titolo ben piu' evocativo ( e filologico!) di Lasciami entrare, entrambi basati sull'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist.
Il film , con la "solita" strepitosa Chloe Moretz e Kodi Smit -McPhee ( The Road), non meritava tutta questa attesa.
Da vedere...
The Grandmasters by Wonk Kar Wai : 1st Trailer
Eccolo, finalmente! Il primo trailer del nuovo Wong Kar Wai The Grandmasters ! Il film è interpretato da Tony Leung e Zhang Ziyi, con le coreografie del leggendario Yuen Woo-Ping. Aaaaargh!!!
James Gunn meets Sasha Grey!
Ecco la geniale trovata degli hard-core senza sesso scritti e diretti da James Gunn: negli episodi da 3’ ci sono tutte le più becere caratteristiche del porno; recitazione impacciata, ammiccamenti allusivi, musica soft, trame inesistenti. Mancano solo i fuochi d’artificio, ovvero non si arriva mai all’esibizione dell’atto. In pratica non si vede nemmeno una tetta.
Il progetto, a metà tra scherzo e parodia, ha però coinvolto star del calibro di Belladonna, Aria Giovanni e Nathan Fillion, nomi che ogni cultore del genere ha ben piantati nel cervello (e non solo lì).
Cosa succede quindi se l’auto di Sua Soavita' Sasha Grey necessita una revisione e James Gunn è il solo che può darle una mano?
Per chi ama il cinema porno, ma non tutte quelle scene di sesso!!
Super (2010) di James Gunn
Potevamo aspettarci l'uscita italiana di Super, il nuovo film di James Gunn? No, l'avevamo scritto qualche post fa - dove mostrammo i memorabili titoli di testa http://cinelibertino.blogspot.com/2011/04/il-ritorno-di-james-gunn.html -, le speranze erano poche. Peccato. Speriamo ci ripensino...
Gunn ha scritto L'alba dei Morti viventi e due cult della Troma come Terror firmer e Tromeo & Juliet , diretto un gioiellino come Slither e girato video soft con Sua Soavita' Sasha Grey : insomma un poco di buono, che aspettarsi. Cosi' la sua parodia dei supereroi esce in un momento sbagliato , si trova di fronte Kick-Ass e naufraga, forse, nello straight-to-video.
Peccato, dicevamo. Perche' il film e' molto bello, divertente e intelligente, con un finale degno di essere ricordato. Sospeso tra dramma, demenza, ricerca interiore e sberleffo di grana grossissima.
Gunn sfrutta una ripresa volutamente sporca e realistica più disturbante di Kick-Ass nel tratteggiare i suoi personaggi che sconfinano palesemente nello psicolabile; Crimson Bolt e Boltie sono due vigilantes disturbati e fuori controllo degni di un revenge-movie anni ’70, molto più fuori di testa della coppia Big Daddy/Hit Girl del film di Vaughn che pur muovendosi ai margini sfoggiano una sete di vendetta in cui si percepisce un minimo senso anche se distorto di giustizia, per non parlare del nerd Dave Lizewski/Kick-Ass praticamente un boy-scout lontano mille miglia dalla follia senza ritorno che il bravissimo Rainn Wilson, volto noto della serie tv The Office, riesce a far percepire, idem per una ritrovata magica e meravigliosa Ellen Page, ammiccante nel suo costume verde-oro.
Come comprimari Liv Tyler, Nathan Faillon (il supereroe cristiano, The Holy avenger), Michael Rooker e soprattuto il cattivo Kevin Bacon, che persegue con successo il ruolo di villain gia' visto in X-Men.
"In Super si ripercorrono tutte le tappe obbligatorie del cinecomics, dai primi tentativi nel vicolo dietro casa fino allo scontro finale con l’antagonista. Compresa inevitabile maturazione e passaggio a livello successivo. Ma quello che fa Gunn a questo punto è grandioso, dimostrandoci che la vita va comunque avanti. Anche quando si vince. E, se si guarda bene, si scopre che non è che sia così male.
Un finale che nel suo essere sommesso e normale doppia in epicità ogni altra cosa fatta in campo di mantelli e maschere. Un picco di pura autorialità. Gunn raggiunge un compromesso che pareva inarrivabile tra eccessi di scorrettezza e poesia intimista, dimostrando quanto c'è ancora da dire in ogni campo. . Super si pone come autentica pietra di volta del supereroe al cinema (ma lo sarebbe anche nei fumetti), e lo fa spendendo il minimo, affidandosi alle facce giuste e buttando sul banco una sceneggiatura perfetta. Sospesa tra dramma, demenza, ricerca interiore e sberleffo di grana grossissima. Inutile dire che non lo vedrà nessuno. " (emonkeysays.blogspot)
Da recuperare, di corsa.
“Molti miei film sono nati con il cesareo, invece questo è stato un parto interminabile e molto faticoso" J.Gunn
Frank D'Arbo è un uomo normale, che della sua vita fatta di delusioni e vergogna ha solo due ricordi felici: essersi sposato con la sua bella moglie Sarah e aver aiutato alcuni poliziotti a catturare un ladro. Un giorno Sarah decide di lasciare il marito per mettersi con un carismatico proprietario di strip club e spacciatore. Frank si crea quindi un costume da supereroe, si da il nome Crimson Bolt e, armato di una chiave inglese, inizia la sua lotta contro il crimine...
Titolo Originale: Super Durata: 96' Paese / anno: USA / 2010 Regia: James Gunn Sceneggiatura: James Gunn Interpreti Rainn Wilson Ellen Page Liv Tyler Kevin Bacon | ||
Bruce Robinson, Finalmente!
Finalmente. Bruce Robinson e' tornato al cinema. Chi non ricorda How to Get Ahead in Advertising e soprattutto il cult di una generazione Withnail and I ( ovvero Shaskepeare a colazione) - film profondamente autobiografico- con gli indimenticabili Paul McGunn e Richard E.Grant?? Robinson una lunga carriera di attore ( per Ken Russell e Truffaut, tra gli altri) e di sceneggiatore, ha al corrente ad oggi solo tre film da regista , i due citati e il sofisticato ( troppo per il pubblico americano) thriller Gli occhi del delitto , girato a Hollywood , flop commerciale che lo allontano' dagli studios fino al 1999 quando scrive la sceneggiatura di In Dreams (1999) di Neil Jordan. Da allora il silenzio e il ritorno al teatro.
Ma a ottobre uscira' sugli schermi l'adattamento che Robinson ha scritto e girato da un romanzo di Hunter S. Thompson ( lo stesso di Paura e Delirio a Las Vegas), film fortemente voluto dal produttore e protagonista Johnny Depp, che al suo fianco avra' la nostra beniamina Amber Heard.
Fine degli anni 50: da New York, il giornalista freelance Paul Kemp si trasferisce a San Juan, a Portorico, per lavorare in uno scalcinato quotidiano locale. Lì è catturato da un vortice di alcool, donne, eccessi di ogni tipo, e deve lottare per cercare di riconquistare un equilibrio, non perdersi completamente e lottare ancora per realizzare i suoi sogni di scrittore. Sembra quasi la trama di Sotto il vulcano di Lowry , speriamo che il film valga tanto quello splendido che John Huston trasse proprio da Lowry.
Comunque un soggetto perfetto per il ritorno del grand'uomo che ha scritto Withnail and I .
Intanto , in attesa del film, leggiamoci il romanzo di Robinson " le singolari memorie di Thomas Penman" edito da Feltrinelli, un "romanzo di formazione", la storia di Thomas che dall'adolescenza si ritrova bruscamente nel mondo degli adulti.
Ma a ottobre uscira' sugli schermi l'adattamento che Robinson ha scritto e girato da un romanzo di Hunter S. Thompson ( lo stesso di Paura e Delirio a Las Vegas), film fortemente voluto dal produttore e protagonista Johnny Depp, che al suo fianco avra' la nostra beniamina Amber Heard.
Fine degli anni 50: da New York, il giornalista freelance Paul Kemp si trasferisce a San Juan, a Portorico, per lavorare in uno scalcinato quotidiano locale. Lì è catturato da un vortice di alcool, donne, eccessi di ogni tipo, e deve lottare per cercare di riconquistare un equilibrio, non perdersi completamente e lottare ancora per realizzare i suoi sogni di scrittore. Sembra quasi la trama di Sotto il vulcano di Lowry , speriamo che il film valga tanto quello splendido che John Huston trasse proprio da Lowry.
Comunque un soggetto perfetto per il ritorno del grand'uomo che ha scritto Withnail and I .
Intanto , in attesa del film, leggiamoci il romanzo di Robinson " le singolari memorie di Thomas Penman" edito da Feltrinelli, un "romanzo di formazione", la storia di Thomas che dall'adolescenza si ritrova bruscamente nel mondo degli adulti.
Lunga vita a Kim Jee-woon : nelle sale The Good, The Bad, The Weird!
Non so se piangere o ridere, e allora piango e rido insieme : a Ottobre, dovrebbe uscire nelle sale italiane Il buono, il matto, il cattivo, ovvero The Good, The Bad, The Weird , penultima fatica di Kim Jee-woon , che ha poi girato un gioiello come I saw the devil. Il film e' del 2008 ed e' passato al Far East di Udine nel 2000 ed e' una rilettura divertente, pirotecnica e accuratissima del cinema di Leone.
Da non perdere, come anche Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma di Tsui Hark , che arriverà in sala il 26 agosto! Sempre grazie alla benemerita Tucker Film che presto portera' in sala anche POETRY di Lee Chang-dong. Bene,bravi,bis... http://www.tuckerfilm.com/
e beccatevi anche questo...
David Lynch Comeback (!)
Dopo l'entusiasmante Interview project , la pausa musicale e quella come doppiatore del cartoon The Cleveland Show ( spin off dei Griffin) - e' la voce di Gus, il barista -e in attesa di un previsto documentario su Maharishi , Lynch e' tornato alla regia per il concerto evento dei Duran Duran (!!)trasmesso in streaming sul canale Vevo di Youtube. E il risultato e' come al solito una sorpresa...
Ora non gli rimane che candidarsi alla casa Bianca...
Ora non gli rimane che candidarsi alla casa Bianca...
Oggi il CineLibertino e' in lutto...
La distanza sconosciuta per l'aldilà
Sta fissando la mia figura in lutto
Per gettare la mia ombra al sacro sole
Il mio spirito geme con un sacro dolore
E tutto è tranquillo ora
L'universo si è fermato
Non c'è nulla che io possa dire
Non c'è nulla che possiamo fare ora
Non c'è nulla che io possa dire
Non c'è nulla che possiamo fare ora
E tutto quello che si frappone
Tra la liberazione dell'anima ?
Questa carne e queste ossa temporanee
Sappiamo che ora è finita
Sento che la mia mente sbiadita inizia a vagare
Tutte le volte che cadi
E tutte le volte che provi
Ogni sogno sciocco
Ed ogni compromesso
Ogni parola che hai pronunciato
E tutto quello che hai detto
Tutto quello che mi hai lasciato
ronza nella mia testa
Non c'è nulla che io possa dire
Non c'è nulla che io possa fare ora
Non c'è nulla che io possa dire
Non c'è nulla che io possa fare ora
Lassù il mondo è così alto
Tutto quello che hai amato
E ogni volta che provi
Tutti ti guardano
Tutti piangono
Resta, non lasciarmi
Le stelle non possono niente
Contro il tuo segno
Non inviare il segnale ora
E non c'è nulla che io possa dire
Non c'è nulla che io possa fare ora
Non c'è nulla che io possa dire
Non c'è nulla che possiamo fare ora
Buonanotte, fà buon viaggio
Buonanotte, fà buon viaggio
E non c'è nulla che io possa dire
Non c'è nulla che io possa fare ora
Buonanotte, fà buon viaggio , Consilia...
Cronenberg's A DANGEROUS METHOD
Ecco il trailer del nuovo Cronenberg dopo la mezza delusione (ebbene si...) di Eastern Promises, che meno male rischia ancora con un film che fa ben sperare, scritto da Christopher Hampton e interpretato dall'attore migliore del mondo...no,non il buon Viggo Mortesen ma sua maesta' Micheal Fassbender.La storia e' quella del pirotecnico incontro tra Freud e Jung; tra i due la passione per Kiera Knightley , paziente anoressica. Naturalmente a lei la parte viene benissimo...
Intanto Cronenberg e' gia' sul set dell'adattamento di Cosmopolis di Don Delillo.
Intanto Cronenberg e' gia' sul set dell'adattamento di Cosmopolis di Don Delillo.
The Killers : Goodnight, travel well
The unknown distance to the great beyond
Stares back at my grieving frame
To cast my shadow by the holy sun
My spirit moans with a sacred pain
And it's quiet now
The universe is standing still
There's nothing I can say
There's nothing we can do now
There's nothing I can say
There's nothing we can do now
And all that stands between the souls release ?
This temporary flesh and bone
We know that it's over now
I feel my faded mind begin to roam
Every time you fall
And every time you try
Every foolish dream
And every compromise
Every word you spoke
And everything you said
Everything you left me, rambles in my head
There's nothing I can say
There's nothing I can do now
There's nothing I can say
There's nothing I can do now
Up above the world so high
And everything you loved
And every time you try
Everybody's watching
Everybody cry
Stay, don't leave me
The stars can't for your sign
Don't signal now
And there's nothing I can say
There's nothing I can do now
There's nothing I can say
There's nothing we can do now
Goodnight, travel well
Goodnight, travel well
And there's nothing I can say
There's nothing I can do now
http://www.youtube.com/watch?v=b-L-BJMdjrM&feature=related
Stares back at my grieving frame
To cast my shadow by the holy sun
My spirit moans with a sacred pain
And it's quiet now
The universe is standing still
There's nothing I can say
There's nothing we can do now
There's nothing I can say
There's nothing we can do now
And all that stands between the souls release ?
This temporary flesh and bone
We know that it's over now
I feel my faded mind begin to roam
Every time you fall
And every time you try
Every foolish dream
And every compromise
Every word you spoke
And everything you said
Everything you left me, rambles in my head
There's nothing I can say
There's nothing I can do now
There's nothing I can say
There's nothing I can do now
Up above the world so high
And everything you loved
And every time you try
Everybody's watching
Everybody cry
Stay, don't leave me
The stars can't for your sign
Don't signal now
And there's nothing I can say
There's nothing I can do now
There's nothing I can say
There's nothing we can do now
Goodnight, travel well
Goodnight, travel well
And there's nothing I can say
There's nothing I can do now
http://www.youtube.com/watch?v=b-L-BJMdjrM&feature=related
Cannes 2011, gli altri premi
un premio anche per Aki
Premio Un Certain Regard ex aequo: Arirang di Kim ki-Duk e Halt auf Freier Strecke di Andreas Dresen
Premio della Speciale della Giuria: Elena di Andrey Zvyagintsev
Premio per la Regia Un certain regard: Bé Omid é Didar di Mohammad Rasoulof
Premi della Cinéfondation: attribuiti dalla Giuria da Michel Gondry
Primo Premio della Cinéfondation: Der Brief di Doroteya Droumeva
Secondo Premio della Cinéfondation: Drari di Kamal Lazraq
Terzo Premio della Cinéfondation: Ya-Gan-Bi-Hang di Son Tae-gyum
Premio FIPRESCI: Le Havre di Aki Kaurismaki
Palma D'oro 2011: The Tree of Life di T.Malick
Si e' conclusa pochi istanti fa la premiazione, ecco i vincitori :
Palma d’Oro al miglior film: THE TREE OF LIFE
Grand Prix Speciale della Giuria: Le gamin aux velo e Once Upon a Time in Anatolia
Prix d’interprétation féminine assegnato alla migliore attrice: Kirsten Dunst per Melancholia
Prix d’interprétation masculine assegnato al miglior attore: Jean Dujardin the Artist
Prix de la mise en scène assegnato al miglior regista: Nicholas Winding Refn per Drive
Prix du scénario assegnato al miglior sceneggiatore: Joseph Cedar per Footnote
Premio della giuria: Polisse - Maïwenn
Camera d’Or alla miglior opera prima di tutte le sezioni: Las Acacias - Pablo Giorgelli (Semaine de la critique)
Palma d’oro al miglior cortometraggio: Cross - Maryna Vroda
Prix della Giuria (cortometraggio): Badpakje 46 - Wannes Destoop
'The Tree of Life' -- guarda una clip del film qui:
http://insidemovies.ew.com/2011/05/04/tree-life-brad-pitt-clip/#more-36380
Far East Udine : vince Aftershock
La rassegna dedicata al cinema orientale, giunta alla 13ª edizione, ha visto trionfare il film cinese Aftershock, drammone di 3 ore del regista Feng Xiaogang, tristemente attuale per la tematica trattata. Partendo dal terremoto che ha colpito la regione della città di Tangshan il 28 luglio 1976 e che causò la morte di più di 250 mila persone, la storia si dipana fino ai giorni nostri, quando una madre e una figlia si ritrovano dopo anni, a causa di una nuova scossa della terra. Secondo posto per la storia di amore e di formazione, Under the Hawthorn Tree (visto qualche mese fa a Berlino 2011), del regista Zhang Yimou, per la prima volta presente alla rassegna con un suo film in concorso. Sorpresa al terzo gradino del podio, la commedia pura, genere slapstick, di origine filippina Here Comes the Bride.
Black Dragon scontato, al bellissimo e vivamente consigliato Confessions di di Tetsuya Nakashima (Kamikaze Girls).
Black Dragon scontato, al bellissimo e vivamente consigliato Confessions di di Tetsuya Nakashima (Kamikaze Girls).
Lie to Me
Fino a che punto crediamo nelle storie raccontateci dalla politica? In Berlusconi a Teheran, il filosofo sloveno Slavoj Žižek racconta un celebre aneddoto sullo scienziato Niels Bohr: a uno studente stupito di trovare sulla sua porta di casa un ferro da cavallo scaccia sfortuna, il fisico rispose:
neanch’io ci credo; l’ho appeso lì perché mi hanno detto che funziona anche senza crederci.
Secondo Žižek, la storiella serve a capire la logica dell’ideologia contemporanea: nessuno prende sul serio la democrazia o la giustizia, siamo tutti consapevoli che sono due ambiti corrotti, ma li pratichiamo ugualmente perché riteniamo che funzionino anche senza crederci.
Come la celebre battuta di Groucho Marx:
quest’uomo può sembrare un idiota corrotto e può agire come un idiota corrotto, ma non farti ingannare – lui è un idiota corrotto!
La (dis)velata Melancholia
A pochi giorni dall’annuncio che Melancholia è ufficialmente entrato in concorso al sessantaquattresimo Festival di Cannes, il regista Lars Von Trier è tornato a parlare del film: “Come avete visto nel trailer – ha detto in un’intervista a Empire – Melancholia è il nome del pianeta dieci volte più grande della Terra. Mi piaceva l’idea che il nostro pianeta venisse inghiottito da Melancholia. Ho pensato fosse una bella idea: ho letto che si tratta di una delle virtù del romanticismo: quella di voler essere purificati, morendo. Il film, infatti, contiene, molto di questo concetto originale di romanticismo. Molte pellicole oggi sono noiose nel mettere in scene la loro interpretazione di romanticismo”.
Sì, abita con la bellezza, lei, con la bellezza che deve morire;
E con la Gioia, che sempre una mano tiene sulle labbra
Per augurare addio: e vicino al Piacere, che fa soffrire,
E si tramuta in veleno mentre come un’ape succhia la bocca:
Sì, nel tempio stesso del Diletto
Ha il suo santuario sovrano la velata Melanconia,
Anche se nessuno la scorge se non quello la cui strenua lingua
Schiaccia il grappolo della Gioia sul palato da intenditore:
Assaggerà allora l’anima sua la tristezza di quel potere
Che la farà rimanere sospesa tra i suoi nebulosi trofei.
(John Keats, Ode alla malinconia)
Sì, abita con la bellezza, lei, con la bellezza che deve morire;
E con la Gioia, che sempre una mano tiene sulle labbra
Per augurare addio: e vicino al Piacere, che fa soffrire,
E si tramuta in veleno mentre come un’ape succhia la bocca:
Sì, nel tempio stesso del Diletto
Ha il suo santuario sovrano la velata Melanconia,
Anche se nessuno la scorge se non quello la cui strenua lingua
Schiaccia il grappolo della Gioia sul palato da intenditore:
Assaggerà allora l’anima sua la tristezza di quel potere
Che la farà rimanere sospesa tra i suoi nebulosi trofei.
(John Keats, Ode alla malinconia)
Bambi contro Godzilla di David Mamet (minimum Fax)
Il cinema, nato come l’ultima trovata commerciale in fatto di divertimento popolare, sembra essere tornato al punto di partenza. I giorni della sceneggiatura volgono al termine. Al suo posto troviamo una premessa alla quale appiccicare le varie gag. Questi eventi, che una volta non erano che ornamenti della storia vera e propria, sono ormai quasi l’unica ragion d’essere del film. Nei thriller gli eventi sono le scene d’azione e le esplosioni; nei film dell’orrore gli squartamenti; nei polizieschi e nei film di guerra le sparatorie e i bombardamenti.
Il cinema basato soltanto sui «punti culminanti» è figlio del cinema porno.
Il cinema basato soltanto sui «punti culminanti» è figlio del cinema porno.
Rob Zombie's Lords of Salem
La riprese sono ancora in corso ma sul suo blog http://rzfilms.blogspot.com/2011/03/lords-locations.html, Zombie ha pubblicato le prime foto delle locations di Lords of Salem titolo ispirato da una sua canzone...
La storia riguarderebbe un DJ di una stazione locale che erroneamente scatena una maledizione infernale sulla città. 300 anni prima nelle stesse strade di Salem percorse oggi dagli abitanti, persone innocenti furono trascinate fuori dalle loro case, accusate di stregoneria e condannate a morte. I signori di Salem amministrarono la città con il pugno di ferro, ma quattro streghe torturate e uccise in segreto giurarono di tornare un giorno per consumare la loro vendetta.
Come già avvenuto per i primi suoi due film (La casa dei 1000 corpi, La casa del diavolo) Rob Zombie tornerà a comporre personalmente la colonna sonora della pellicola, dopo avervi rinunciato nelle due pellicole della serie di Halloween da lui dirette.
La storia riguarderebbe un DJ di una stazione locale che erroneamente scatena una maledizione infernale sulla città. 300 anni prima nelle stesse strade di Salem percorse oggi dagli abitanti, persone innocenti furono trascinate fuori dalle loro case, accusate di stregoneria e condannate a morte. I signori di Salem amministrarono la città con il pugno di ferro, ma quattro streghe torturate e uccise in segreto giurarono di tornare un giorno per consumare la loro vendetta.
Come già avvenuto per i primi suoi due film (La casa dei 1000 corpi, La casa del diavolo) Rob Zombie tornerà a comporre personalmente la colonna sonora della pellicola, dopo avervi rinunciato nelle due pellicole della serie di Halloween da lui dirette.
Il ritorno di James Gunn
Ecco i folli titoli di testa animati di Super, commedia irriverente del sottovalutato James Gunn (Slither) con Rainn Wilson ed Ellen Page..in attesa esca anche da noi...vana speranza?
A film by Lars (Von) Trier !
Sua Maesta' Kirsten Dunst, Charlotte Gainsbourg, Kiefer Sutherland, John Hurt, Charlotte Rampling e Alexander Skarsgård sono gli interpreti di Melancholia, il nuovo film di Lars Von Trier: ragazzi...troppa roba!! Il trailer e' da Urlo, in senso ginsberghiano...Non ci dormo la notte!
Pirahna 3d: un'altra recensione
Il 25 ottobre dell'anno scorso, riaprendo il blog, la prima recensione -entusiasta- riguardava Pirahna 3D.
Oggi che il film esce in Italia e l'euforia corre sul web , ripubblichiamo un post apparso pochi giorni fa sul sito Pampero Fundacion (http://www.pamperofundacion.it/uncategorized/la-recensione-del-lunedi-piranha-3d/) , che sottoscriviamo in pieno!
Facendo due rapidi calcoli, Alexander Aja può essere considerato il regista dei remake. Che è strano se pensiamo al fatto che più o meno tutti noi l’abbiamo conosciuto con Alta Tensione, il suo secondo film, salutato come uno degli horror più vitali del nuovo millennio. Cos’è successo dopo quel film? Il francese Alexander s’è fatto ovviamente tentare dall’America. Arrivato oltreoceano, gli è stato affidato subito il remake del craveniano Le Colline Hanno gli Occhi. Poi è stata la volta di Mirrors – Riflessi di Paura, remake del coreano Into the Mirror. Nota personale: mi rendo conto solo ora di essere talmente demente da essermi visto entrambi i seguiti di questi due film di Aja. Sia Le Colline hanno gli Occhi 2 (tra l’altro al cinema, pagando quindi volontariamente dei soldi), sia Mirrors 2, che è un film talmente brutto che mi piacerebbe avere indietro quell’ora e mezza che ho buttato via della mia vita. Avrei potuto fare di molto meglio: drogarmi, stare in coda in macchina in autostrada, farmi operare con un cacciavite al ginocchio da un meccanico cieco. Ci sono tante cose più belle e utili al mondo che guardare Mirrors 2. Bisogna anche dire che Mirrors – Riflessi di Paura, è un film piuttosto sbagliato – a partire dall’imbarazzo di vedere Kiefer Sutherland in una parte che urla “Nicolas Cage!” in ogni fotogramma – che ci ha fatto temere di aver perso quel giovane talento francese su cui pochi anni prima saremmo stati pronti a scommettere. E dopo quell’esperienza, Aja si mette a girare Piranha 3D, il remake del cormaniano Piraña di Joe Dante.
Con tutto il rispetto per Joe Dante, a cui si vuole ovviamente un mondo di bene, ma capite anche voi che decidere di fare un remake di Piraña, vuol dire essere totalmente alla frutta. Come si arriva nel 2010 a voler fare un remake di un film del genere? Immagino che in questi anni gli studios paghino degli stagisti per scovare i film che ancora non sono stati rifatti. “Guardi, non c’è rimasto tanto: abbiamo un Piraña o un Scarlatti – Il Thriller. Cosa sceglie? Io le consiglio il primo, che viene via con poco e può anche andare al mare a girarlo”. Notizia aggiuntache random che sicuramente vi interesserà una cifra: forse non tutti sanno che il film del 1978, ebbe anche un seguito: Piranha Paura, diretto nel 1981 da James Cameron. James Cameron quello di Avatar, non è un caso di omonimia. Lo stesso James Cameron che in un’intervista, alla domanda “Cosa ci puoi dire su Piranha Paura?”, rispose: “Il miglior film sui piranha volanti mai realizzato?”. Cosa per altro molto vera. Tornando invece al presente: Alexander Aja firma il remake di Piraña, lo gonfia in 3 dimensioni ed esce tutto contento in sala. Risultato: uno dei film più divertenti mai visti.
Alexander Aja dimostra, proprio in questa occasione, di non essere un cretino, ma di sapere maneggiare con molta consapevolezza anche materiale del genere. Perché può sembrare una stupidata, ma la cosa più difficile è l’atteggiamento con cui si affronta una pellicola come questa. Come direbbe Renè Ferretti al suo direttore della fotografia: “Ah Duccio, mica stamo affà Kubrick!”. Aja ovviamente lo sa, capisce per quale motivo la Dimension Film ha deciso di fare con lui Piranha 3D e colpisce nel segno. Semplicemente, mette il volume al massimo (possiamo anche citare il famoso “these go to eleven“). Lo script, affidato a Josh Stolberg e Pete Goldfinger – due che hanno scritto anche Patto di Sangue, il remake di The House on Sorority Row – ignora anche quell’acceno ecologista che c’era nell’originale e si concentra solo su una cosa: il macello. Anzi, scusate, su due cose: il macello e le tette. Piccola cittadina americana durante lo sping break: mentre tutti sono impegnati a togliersi la maglietta (in 3d), bere, ballare, fare vedere le tette (in 3d) o a schizzarsi con l’acqua, arrivano dei bruttissimi piranha preistorici (in 3d). La conseguenza è del macello. A cui si alterna una sequenza gratuita di tette. Poi c’è un po’ di macello, seguito a ruota da una sequenza di tette. Perfetto.
C’è anche una trama che ora non vi sto a svelare per non togliervi il piacere di scoprirla da soli, ma vi posso assicurare che una volta usciti dal cinema, non sarà la storia la cosa che vi rimarrà più impressa. Incisa a fuoco nella memoria avrete la più lunga sfilza di camei di icone mai visto in sala: ci sono Elisabeth Shue, Ving Rhames, Jerry “il mio amico Ultraman” O’Connell, Eli Roth e Christoper Lloyd vecchissimo che appena lo riconosci vuoi entrare dentro alla pellicola per abbracciarlo e dirgli: “Ciao Doc! Ti ricordi quei dannati libici?”. C’è addirittura un camero iniziale per Richard Dreyfuss che interpreta il suo personaggio de Lo Squalo. E va dato il merito ad Aja di essere stato in grado di gestire questo pericolosissimo ottovolante impazzito di richiami cinemaotgrafici in maniera egregia, sempre sul filo della baracconata, ma senza mai scadere nella trappolona del “trash divertente”. E poi c’è da fare i conti con l’altissimo tasso di emoglobina & nudità. Uccisioni violentissime e particolarmente sanguinose con infilato in mezzo una sequenza in cui Kelly Brook e la porno star Riley Steele ballano nude (in 3d) sott’acqua sulle note di una famosa aria (di cui nulla so perché sono una capra). E a quel punto cosa fai? Ti alzi in piedi e batti le mani. C’è pochissimo altro da fare.
Oggi che il film esce in Italia e l'euforia corre sul web , ripubblichiamo un post apparso pochi giorni fa sul sito Pampero Fundacion (http://www.pamperofundacion.it/uncategorized/la-recensione-del-lunedi-piranha-3d/) , che sottoscriviamo in pieno!
Facendo due rapidi calcoli, Alexander Aja può essere considerato il regista dei remake. Che è strano se pensiamo al fatto che più o meno tutti noi l’abbiamo conosciuto con Alta Tensione, il suo secondo film, salutato come uno degli horror più vitali del nuovo millennio. Cos’è successo dopo quel film? Il francese Alexander s’è fatto ovviamente tentare dall’America. Arrivato oltreoceano, gli è stato affidato subito il remake del craveniano Le Colline Hanno gli Occhi. Poi è stata la volta di Mirrors – Riflessi di Paura, remake del coreano Into the Mirror. Nota personale: mi rendo conto solo ora di essere talmente demente da essermi visto entrambi i seguiti di questi due film di Aja. Sia Le Colline hanno gli Occhi 2 (tra l’altro al cinema, pagando quindi volontariamente dei soldi), sia Mirrors 2, che è un film talmente brutto che mi piacerebbe avere indietro quell’ora e mezza che ho buttato via della mia vita. Avrei potuto fare di molto meglio: drogarmi, stare in coda in macchina in autostrada, farmi operare con un cacciavite al ginocchio da un meccanico cieco. Ci sono tante cose più belle e utili al mondo che guardare Mirrors 2. Bisogna anche dire che Mirrors – Riflessi di Paura, è un film piuttosto sbagliato – a partire dall’imbarazzo di vedere Kiefer Sutherland in una parte che urla “Nicolas Cage!” in ogni fotogramma – che ci ha fatto temere di aver perso quel giovane talento francese su cui pochi anni prima saremmo stati pronti a scommettere. E dopo quell’esperienza, Aja si mette a girare Piranha 3D, il remake del cormaniano Piraña di Joe Dante.
Con tutto il rispetto per Joe Dante, a cui si vuole ovviamente un mondo di bene, ma capite anche voi che decidere di fare un remake di Piraña, vuol dire essere totalmente alla frutta. Come si arriva nel 2010 a voler fare un remake di un film del genere? Immagino che in questi anni gli studios paghino degli stagisti per scovare i film che ancora non sono stati rifatti. “Guardi, non c’è rimasto tanto: abbiamo un Piraña o un Scarlatti – Il Thriller. Cosa sceglie? Io le consiglio il primo, che viene via con poco e può anche andare al mare a girarlo”. Notizia aggiuntache random che sicuramente vi interesserà una cifra: forse non tutti sanno che il film del 1978, ebbe anche un seguito: Piranha Paura, diretto nel 1981 da James Cameron. James Cameron quello di Avatar, non è un caso di omonimia. Lo stesso James Cameron che in un’intervista, alla domanda “Cosa ci puoi dire su Piranha Paura?”, rispose: “Il miglior film sui piranha volanti mai realizzato?”. Cosa per altro molto vera. Tornando invece al presente: Alexander Aja firma il remake di Piraña, lo gonfia in 3 dimensioni ed esce tutto contento in sala. Risultato: uno dei film più divertenti mai visti.
Alexander Aja dimostra, proprio in questa occasione, di non essere un cretino, ma di sapere maneggiare con molta consapevolezza anche materiale del genere. Perché può sembrare una stupidata, ma la cosa più difficile è l’atteggiamento con cui si affronta una pellicola come questa. Come direbbe Renè Ferretti al suo direttore della fotografia: “Ah Duccio, mica stamo affà Kubrick!”. Aja ovviamente lo sa, capisce per quale motivo la Dimension Film ha deciso di fare con lui Piranha 3D e colpisce nel segno. Semplicemente, mette il volume al massimo (possiamo anche citare il famoso “these go to eleven“). Lo script, affidato a Josh Stolberg e Pete Goldfinger – due che hanno scritto anche Patto di Sangue, il remake di The House on Sorority Row – ignora anche quell’acceno ecologista che c’era nell’originale e si concentra solo su una cosa: il macello. Anzi, scusate, su due cose: il macello e le tette. Piccola cittadina americana durante lo sping break: mentre tutti sono impegnati a togliersi la maglietta (in 3d), bere, ballare, fare vedere le tette (in 3d) o a schizzarsi con l’acqua, arrivano dei bruttissimi piranha preistorici (in 3d). La conseguenza è del macello. A cui si alterna una sequenza gratuita di tette. Poi c’è un po’ di macello, seguito a ruota da una sequenza di tette. Perfetto.
C’è anche una trama che ora non vi sto a svelare per non togliervi il piacere di scoprirla da soli, ma vi posso assicurare che una volta usciti dal cinema, non sarà la storia la cosa che vi rimarrà più impressa. Incisa a fuoco nella memoria avrete la più lunga sfilza di camei di icone mai visto in sala: ci sono Elisabeth Shue, Ving Rhames, Jerry “il mio amico Ultraman” O’Connell, Eli Roth e Christoper Lloyd vecchissimo che appena lo riconosci vuoi entrare dentro alla pellicola per abbracciarlo e dirgli: “Ciao Doc! Ti ricordi quei dannati libici?”. C’è addirittura un camero iniziale per Richard Dreyfuss che interpreta il suo personaggio de Lo Squalo. E va dato il merito ad Aja di essere stato in grado di gestire questo pericolosissimo ottovolante impazzito di richiami cinemaotgrafici in maniera egregia, sempre sul filo della baracconata, ma senza mai scadere nella trappolona del “trash divertente”. E poi c’è da fare i conti con l’altissimo tasso di emoglobina & nudità. Uccisioni violentissime e particolarmente sanguinose con infilato in mezzo una sequenza in cui Kelly Brook e la porno star Riley Steele ballano nude (in 3d) sott’acqua sulle note di una famosa aria (di cui nulla so perché sono una capra). E a quel punto cosa fai? Ti alzi in piedi e batti le mani. C’è pochissimo altro da fare.
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