Kiev, tifosi all’hotel dell’Olocausto

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(26 Settembre 2010)
 Fra tre giorni Babi Yar sarà invasa da migliaia di persone, di solito vanno lì  in pellegrinaggio, a ricordare i morti: 33.771 ebrei ucraini massacrati e buttati in una fossa dai nazisti nel 1941, ma quest’anno andranno a protestare.
Kiev ha deciso di costruire un albergo nel luogo della memoria e al diavolo la decenza e i ricordi perché Euro 2012 incombe e non ci sono stanze per tutti.
Il progetto esiste già, il comune lo ha approvato e il comitato per i campionati europei di calcio lo ha sottoscritto qualche giorno fa. Babi Yar, nome che evoca genocidi e torture è il terreno fuori Kiev su cui sorgerà uno dei 28 alberghi che la capitale ucraina deve affrettarsi a costruire se vuole garantire ospitalità alla massa pronta a soggiornare in città tra il 9 giugno e il primo luglio del 2012.
Kiev è la sede della finale e al momento non ha ancora i requisiti, offre 17 mila posti letto, giudicati insufficienti dagli ispettori dell’Uefa, quindi le carte sono state firmate di fretta e la destinazione scelta con brutalità. Nel posto che qualcuno ancora chiama «la tomba dei bambini», per i 30 mila ragazzini morti lì durante la seconda guerra mondiale, dormiranno i tifosi e la comunità ebraica ha già ribattezzato la macabra idea «Hotel Olocausto». Se Kiev vuole tirare dritto dovrà sfidare molte voci contrarie, il centro Simon Wiesenthal ha iniziato una campagna per boicottare i lavori, il presidente di Israele Shimon Peres ha condannato l’ipotesi: «Lì niente deve essere toccato» e in generale l’opinione pubblica è schifata.
In più ci sono i conti con la storia che già non tornano perché dopo essere stati massacrati quegli ebrei sono stati dimenticati a lungo.
 L’Unione Sovietica non voleva riconoscerli neanche da cadaveri, nel 1976 ha costruito un monumento ai caduti dedicato a tutte le vittime di Babi Yar, russi, zingari e ucraini uccisi tra il 1941 e il 1943, ma nessuna citazione al giorno maledetto.
Il massacro è stato rimosso. Nel 1961 Yevgeny Yevtushenko, autore dissidente, ha scritto il poema «Babi Yar» e l’anno dopo Dmitri Shostakovich l’ha messo in musica nella sinfonia numero 13 mentre il governo ignorava l’esistenza di quelle vittime. Antisemitismo durato fino al 1991, anno in cui il rabbino ha ottenuto un simbolo in quel parco abbandonato. Oggi c’è una gigantesca Menorah, il candelabro a sette braccia, e sotto quella scultura hanno pregato Papa Giovanni Paolo II e Bill Clinton. Nel 2006 un gruppo di finanziatori ha provato a mettersi d’accordo con il comune per costruire un museo, respinti. L’area è diventata residenziale anche se sta in periferia e c’è già una stazione che la collega al centro città. Troppo adatta all’espansione urbanistica per destinarla al passato.
Il sindaco di Kiev, Leonid Chernovetskyi, non era pronto ad affrontare questa mobilitazione, ha ottenuto la maggioranza dei voti dal consiglio e non prevedeva la fronda messa in piedi da uno degli esponenti dell’opposizione, Sergei Melniki, il politico che ha consegnato gli schizzi del futuro albergo alla stampa. Il sindaco non nega di aver mandato avanti il progetto e qualche suo collaboratore prova a difenderlo: «Costruendo lì non creiamo nessun disagio a chi vive a Kiev, bisogna tener conto di tanti problemi». L’Ucraina ne ha avuti parecchi sulla strada che porta a Euro 2012. Hanno vinto una contestata assegnazione ma ogni mese si sentono in bilico e più di una volta le città ospitanti sono state messe in discussione. Da poco hanno ricevuto l’approvazione definitiva a patto di rispettare il calendario degli impegni e non scansare i parametri richiesti. Probabile che concentrino le partite in pochi stadi per evitare di avventurarsi in cantieri infiniti e per chi era perso tra scartoffie e scadenze Babi Yar è sembrata un’oasi non un cimitero. Ora dovranno ripensarci, alzare il naso dalle planimetrie e affrontare la storia.

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