Maps to the Stars di D.Cronenberg (2014)

Apomorphine is NO WORD and NO IMAGE (W.Burroughs, Il biglietto che esplose)
Marius e Cosette erano l’uno per l’altra nel buio. Non si parlavano, non si cercavano, non si sfioravano; si vedevano; e come gli astri separati da milioni di leghe, vivevano di guardarsi. (I miserabili, Victor Hugo
)








Devo fare ammenda per aver trascurato gli ultimi esiti, da Spider in poi, del cinema di Cronenberg.
A torto o ragione, l’ultima parte della carriera di C. ha segnato una svolta anche solo apparente al cinema della Nuova Carne che aveva prodotto opere seminali sino a Crash e Existenz per poi prendere traiettorie diverse prima più classiche, affrontando il genere, (il binomio A history of violence/La promessa dell’assassino) e poi più indipendenti ( A dangerous method/ Cosmopolis).
Maps to the stars, questo il suo primo pregio, permette anche una lettura a posteriori di questi ultimi film, mescolando la violenza dei primi alla psicoanalisi junghiana e all’ironia dissacrante e amara dei secondi.
E deve fare ammenda la protagonista del film di C. ma in fondo perché?
Il mondo in cui vive - o sogna di vivere, visto che nell’incipit dorme – è un mondo deflagrato, dove sono rimaste le rovine di un incendio e la cenere copre ogni emozione; dove la famiglia nucleare è rimossa, sostituita, scardinata dalla minaccia dell’incesto, ombra sempre al margine di ogni inquadratura.
Dove niente è mai abbastanza. Come la droga per il tossicomane, la fama per il divo, la moneta per l’inflazione. Ce ne vuole sempre di più per ottenere però la stessa soddisfazione, lo stesso piacere, lo stesso ripetitivo bene.
Si sognano bambini morti e a morire sono i bambini, non-nati in un mondo di repliche, di tentati remake di vite/film passati, di coazione a ripetere la propria vita e la vita dei propri genitori, alla ricerca disperata di un’identità e di un genere mai ben differenziato (si veda l’incursione lesbica e l’effeminatezza/indeterminatezza di tutti i principali protagonisti).
Un mondo senza genere e senza madri, dove anche i fantasmi non fanno che ripetere battute di altri e ripeter-si in nuove inquadrature in cui anche lo spettatore non riesce a identificarsi più con nessun punto di vista.
E quando ha un POV, viene massacrato da una statuetta…
C. ritorna allora su corpi mutanti - come la cicatrice della protagonista che sembra animarsi ad ogni inquadratura – e disfatti (quello incontinente di Havana, una Julianne Moore in overacting appunto), corpi fuori controllo o che si controllano solo con le droghe (L’inferno è un luogo senza psicofarmaci) o attraverso gli orifizi come nei romanzi -tanto cari al regista- di Burroughs.
Corpi di fantasma reali e irreali che replicano le scene di un film già girato, corpi già bruciati dal mondo della celluloide.
E’ allora la parola che libera e uccide come un virus, refrain ripetuto che inceppa la ripetizione, mantra che disinnesca la messa in scena, mostrandone la vera sostanza.
E come tutti i virus, il passato preregistra il futuro. Cosi l’immagine del passato modella il nostro futuro imponendo la ripetizione mentre il passato si accumula e tutte le azioni sono preregistrate e calcolate e non c’è più vita nel presente succhiato fino all’ultima goccia da un cadavere che cammina bisbigliando attraverso cortili vuoti sotto cieli da film ( W.Burroughs, il Biglietto che esplose).
E’ un futuro letteralmente senza speranza e quindi senza stelle, se l’unica che si intravede nel film è finita a terra, sulla Walk of fame, monumento funebre e funereo, di una stella del cinema passata, bruciata, andata.
E le uniche stelle possono essere quelle dei titoli di testa , quelle che potrebbe aver visto un bambino su di una soffitta.
E non ci può essere controcampo possibile nell’ultima inquadratura – che ci ha ricordato un altro film di fantasmi, Restless di Gus Van Sant.
Non c’è controcampo – perché l’amore, la libertà – evocate meravigliosamente dai versi di Eluard, versi di una poesia d’amore assunta poi a canto simbolico della libertà – perché l’amore, appunto, è il controcampo negato.

E allora devo fare ammenda per un terzo motivo, terzo come il cowboy da scoprire in Mullholland Drive, altro film che torna alla mente guardando Maps to the Stars.
Perché la cassiera del multisala, constatata la sala completamente deserta, mi allungava il biglietto (esploso?), sentenziando sorniosa “ E’ un filmone…”-
Ecco forse inconsciamente, ci aveva già visto giusto…







Un paese ridicolo

L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.
Pier Paolo Pasolini,Lettere Luterane

Ritrovati cinquanta minuti inediti di "Velluto blu"



 

Sono stati ritrovati ben cinquanta minuti di scene tagliate da Velluto blu, che si credeva fossero andate perdute.
Questi tagli inediti sono stati ri-editati, con la supervisione di Lynch in persona, e saranno inseriti nella nuova edizione Blu-Ray del film, insieme ai contenuti extra

L'ultima Sfida : The Lords Of Salem (2012) di Rob Zombie

"La più grande astuzia del diavolo è farci credere che non esiste" ( C.Baudelaire).



«I am tired, I am weary / I could sleep for a thousand years / A thousand dreams that would awake me / Different colours made of tears» (Sono stanco, sono esausto / Potrei dormire per un migliaio di anni / Un migliaio sono i sogni che potrebbero svegliarmi / Colori differenti, fatti di lacrime). ( Lou Reed, Venus in Furs)



L'ultima sfida di Rob Zombie e' quella di farci credere che esista un cinema diverso. Un cinema che prende le radici da un grande outsider come Ken Russell capace di diventare se stesso un genere a parte nel panorama cinematografico. Complice la splendida e bravissima Sheri Moon e un gruppo di comprimari pescati nella storia del cinema horror ( da Ken Foree di Dawn of the Dead - autoironicamente con parrucchino - a Meg Foster di Essi Vivono a Judy Geeson di Inseminoid a Dee Wallace de l'Ululato - ma anche Le colline hanno gli occhi ), come ha scritto Claudio Bartolini, Zombie si concede il suo INLAND EMPIRE, zona franca della scrittura, della musica, del cinema. Accettarlo o meno, poco importa; The Lords of Salem sara' anche per i suoi detrattori un gesto vitale di un cinema ,anche se non totalmente compiuto, diverso, coraggioso, indipendente, inquietante . Solo per questo uno dei migliori horror degli ultimi anni, realmente disturbante e non omologato, girato come se fosse un grande classico di John Carpenter.
La piu' grande astuzia dei distributori e' stata quella  in questi anni di farci credere che invece un cinema diverso e autentico come questo non possa (r)esistere. Per questo motivo incontrerete dentro la sala, ragazzini che giocano col cellulare o che ridacchiano quando , navigando, scoprono recensioni positive del film. Per niente scandalizzati dal Papa che si masturba nel film di Zombie , dal trailer del pessimo House of the End of the street che certo apprezzeranno, dall'ennesimo mediocre Tom Cruise, dal governisssssimo ... Tranquilli, non e' nulla, stiamo soltanto morendo...

E a proposito di ultima sfida e di cinema autentico, da recuperare il sottovalutato ma bellissimo The Land Stand del grande Kim Jee Woon che all'esordio oltreoceano infila , complice un redivivo Shwarzy , una lezione di puro e perfetto entertainement che , Walter Hill/Stallone a parte, da quelle parti si sognano...

Punto Partita Incontro Mr Agassi

"Ho scoperto tardi la magia dei libri.Dei miei tanti errori che vorrei che i miei figli evitassero, questo e' quasi in cima alla lista"

Ho sempre odiato Andre Agassi.
Un po' per la sua rivalita' mai celata - nemmeno nel libro, dove lo soprannomina ironicamente Socrate- con Boris Becker, un po' per quell'aria da teppista   che si dimenava come un punk fuori tempo massimo  a fondo campo, con quella specie di parruccone in mezzo agli occhi - ed era una vera parrucca!
Poi un giorno si dichiaro' a Steffi Graf.
E sposare Steffi Graf e' sempre stato anche il nostro sogno impossibile.
Cosi'  ha cominciato a divertirci piu' di chiunque altro , col suo nuovo look da skinhead...
In questa sorprendente biografia - scritta con l'amico  premio pulitzer Moehringer che non ha voluto apparire come coautore - Agassi dimentica il suo gioco da fondo campo e non si nasconde dietro la rete, gioca serve and volley - anche sul difficile rapporto col padre e con le droghe - e con un lob che mai penseresti potesse arrivare da lui, conquista la nostra attenzione e il nostro plauso.
Punto, partita, incontro, Mr Agassi...


Open. La mia storia
AutoreAgassi Andre
Dati2011, 502 p., brossura
TraduttoreLupi G.
EditoreEinaudi  (collana Einaudi. Stile libero extra)






Porci!


Tutta la scrittura è porcheria.
Le persone che escono dal vago per cercar di precisare una qualsiasi cosa di quel che succede nel loro pensiero, sono porci.
Tutta la razza dei letterati è porca, specialmente di questi tempi.
Tutti coloro che hanno punti di riferimento nello spirito, voglio dire in una certa parte della testa, in posti ben localizzati del cervello, che sono padroni della loro lingua, tutti coloro per i quali le parole hanno un senso, per i quali esistono altitudini nell'anima e correnti nel pensiero, che sono lo spirito dell'epoca e hanno dato un nome a quelle correnti di pensiero, penso alle loro precise bisogna, e a quello stridio d'automa che il loro spirito butta al vento, - sono porci. Coloro per i quali certe parole e certi modi d'essere hanno un senso, che sanno fare così bene i complimenti, coloro per i quali i sentimenti hanno classi e discutono su un qualunque grado delle loro esilaranti classificazioni, coloro che credono ancora a dei «termini», che agitano ideologie affermate nell'epoca, coloro le cui mogli parlano cosìbene, e le mogli stesse che parlano così bene e parlano delle correnti dell'epoca, coloro che credono ancora a un orientamento dello spirito, che seguono vie, sbandierano nomi, fanno gridare le pagine dei libri, - quelli sono i porci peggiori.
Lei parla a vanvera, giovanotto! No, penso a dei critici con la barba.
E ve l'ho già detto: niente opere, niente lingua, niente parola, niente spirito, niente.
Niente, se non un bel Pesa-Nervi. Una sorta di stazione eretta e incomprensibile in mezzo a tutto nello spirito.
E non sperate che dia un nome a questo tutto, vi dica in quante parti si divida, che peso abbia, che mi dia da fare, mi metta a discutere, e, discutendo, mi perda e così senza saperlo mi metta a PENSARE, - e che questo tutto s'illumini, viva, si orni d'una moltitudine di parole, tutte ben lustrate di senso, diverse, e capaci di metter ben in luce tutti gli atteggiamenti, le sfumature d'un sensibilissimo e penetrante pensiero. Ah, questi stati a cui non si dà mai un nome, queste eminenti situazioni dell'anima, ah, questi intervalli di spirito, ah, questi minuscoli colpi a vuoto che sono il pane quotidiano delle mie ore, ah, questa moltitudine formicolante di dati, - sono sempre le medesime parole a servirmi e non do proprio l'impressione di muovermi molto nel mio pensiero, ma in verità mi muovo più di voi, barbe d'asini, porci pertinenti, maestri del falso verbo, scarabocchiatori, feuilletonistes, pianoterra, pascolatori, entomologi, piaga della mia lingua.
Ve l'ho già detto che non ho più la mia lingua, e non è una ragione perché perseveriate, vi ostiniate nella lingua. Ma via! sarò capito tra dieci anni dalle persone che faranno quel che fate voi oggi. Allora si conosceranno i miei geysers, si scorgeranno i miei ghiacci, si sarà imparato a denaturare i miei veleni, si scopriranno i miei giochi d'anime. Allora tutti i miei capelli, le mie vene mentali, saranno colati nella calce, allora si percepirà il mio bestiario, e la mia mistica sarà diventata un cappello. Allora si vedranno fumare le giunture delle pietre, e arborescenti mazzi d'occhi mentali si cristallizzeranno in glossari, allora si vedranno cadere aeroliti di pietra, allora si vedranno corde, si capirà la geometria senza spazi e s'imparerà che cos'è la configurazione dello spirito, e si capirà come io ho perduto lo spirito. Allora si capirà perché il mio spirito non è lì, allora si vedranno tutte le lingue inaridire, tutti gli spiriti disseccarsi, tutte le lingue indurirsi, le figure umane s'appiattiranno, si sgonfieranno, come aspirate da ventose disseccanti, e quella lubreficante membrana continuerà a galleggiare nell'aria, quella membrana lubreficante e caustica, quella membrana a doppio spessore, dai molteplici gradi, con un infinito di crepe, quella malinconica e vitrea membrana, ma così sensibile, così pertinente, così capace di moltiplicarsi, sdoppiarsi, rivoltarsi con luccichii di crepe, di sensi, di stupefacenti, di irrigazioni penetranti e velenose...
allora tutto questo sarà trovato giusto,
e non avrò più bisogno di parlare.
(A.Artaud)

DJESUS UNCROSSED!

Non perdetevi un incredibile Christoph Waltz nei panni di Gesù nello spettacolare Fake Trailer targato Saturday Night Live di DJesus Uncrossed, dove ovviamente la D è Muta!!! Dopo essere stato crocifisso, il Figlio di Dio risorge per vendicarsi...le sue armi? La Fede, una Katana e tanti potenti fucili a ripetizione!!!

Nymphomaniac di Lars Von Trier

Uscita prevista per il novembre 2013, l'ultimo film di Lars Von Trier sarà un film erotico. Uscirà in una versione soft e una hard, protagonista la musa Charlotte Gainsbourg.
Questa la trama:Nymphomaniac è la selvaggia e poetica storia del viaggio erotico di una donna, dalla sua nascita all’età di 50 anni, raccontato da Joe, la protagonista, che si definisce lei stessa una ninfomane. La notte di un freddo inverno il vecchio e affascinante scapolo Seligman trova Joe, che è stata picchiata in un vicolo. La porta nel suo appartamento dove le cura le ferite e le chiede dettagli sulla sua vita. Lui ascolta molto attentamente mentre Joe, attraverso 8 capitoli, racconta la sua storia lussureggiante e multi sfaccettata, ricca di interazioni e incidenti di percorso. Al fianco di Charlotte Gainsbourg, il ricco cast della pellicola raccoglie un gruppo di nomi importanti (come sempre per i film di von Trier) quali Stellan Skarsgard, Shia LaBeouf,Jamie Bell, Uma Thurman e Willem Dafoe.