Ecco l’ultimo, breve lavoro di David Lynch, ossia uno spot che prende il titolo di The Three Rs. A commissionarglielo è l’organizzatore del Festival Internazionale del Cinema di Vienna, che si terrà dal 20 ottobre al 2 novembre.
Questo si, che e' Super!
La cosa migliore della visione di Super 8 e' stata senza dubbio la fila di trailer che l'hanno preceduto: Drive, Blood Story e incredibile a dirsi, Super! di James Gunn...Dio esiste! ...e lo interpreta Rob Zombie!!! Trailer italiano da urlo, per fortuna non massacrato dal doppiaggio... e il film e' sostenuto da una campagna pubblicitaria mica male anche sui giornali ( a parte il flano che richiama Juno, che non c'azzecca niente, a parte Ellen Paige, off course).
Dopo che la moglie (Liv Tyler) lo ha lasciato per uno spacciatore di droga seduttore e psicopatico (Kevin Bacon), Frank (Rainn Wilson) si trasforma e nasce così Saetta Purpurea. Con una tuta fatta a mano, una chiave inglese e un’assistente un po’ folle, Saettina (Ellen Page), Saetta Purpurea si fa strada tra le vie infernali del crimine nella speranza di salvare la moglie...
Rileggetevi la recensione qui e accorrete numerosi !
Super 8 (2011) di J.J. Abrams
Diciamolo subito , Super 8 e' una delusione. E forse, non poteva essere altrimenti.
Primo: Abrams, rinnovatore a volte geniale della fiction Tv ( Alias, Lost e l'ottimo Fringe, tuttora in corso), al cinema non vale l'amico-gemello Matt Reeves, quello di Cloverfield e Blood Story - che esce finalmente , come scrivevamo qualche post fa, nei nostri cinema la prossima settimana.
Secondo: Spielberg - e chi scrive lo sostiene da tempo - non indovina un film da Il Colore Viola ( 1985)- passando dall'esecrabile Schindler's list agli sprecati Prova a prendermi e Minority Report , all'orribile Guerra dei Mondi - ed e' il maestro delle occasioni sprecate: le migliori maestranze, i migliori script, i migliori attori non gli hanno mai permesso di andare oltre a un cinema poco piu' che mediocre, buttando al vento capolavori gia' serviti ( A.I., su tutti). In Tv partorisce il fantascientifico Falling Skies per combattere il successo di The Dead Walking , creatura di un altro regista mainstream, Frank Darabont ( che alla seconda stagione ha gia' pero' passato la mano). Risultato? L'ennesima delusione. Speriamo non ci rovini TinTin!
Terzo: Super 8 non e' cinema, la sua forma mentis e' quella del torrent, del filmato scaricabile, senz'anima e profondita' , film medio di serie B, che cita a destra e manca i film del Nostro ( ET, Incontri ravvicinati, Guerra dei mondi...) quasi fosse una compilation di quelle che si vedono su YouTube e che anziche' ambire a modelli alti sembra rispolverare atmosfere - pur gradevoli - di un piccolo film di serie b come Giochi Stellari (1984) dell'allora promessa ( non mantenuta) Nick Castle ( che fu come attore il mitico Michael Myers nell'originale Halloween e collaboro' da vicino con Carpenter)- uno tra i primi film che per gli effetti speciali ha utilizzato interamente la grafica computerizzata (CGI) e di cui girava voce di un prossimo remake.
Quindi, Super 8 , fatta eccezione per l'eterea Elle Fanning, e' una delusione su tutti i fronti, manca totalmente delle qualita' di Abrams di creare suspence e twist da capogiro e delude anche nell'apporto di storici collaboratori di Abrams come il compositore Giacchino.
Aridatece i Goonies!
“Nell’estate del 1979, un gruppo di amici in una piccola cittadina dell’Ohio è testimone di un catastrofico incidente ferroviario mentre sta girando un film Super 8 e presto sospetta che non si è trattato di un incidente. Dopo poco tempo, eventi inspiegabili cominciano a verificarsi in città, e il Vicesceriffo tenta di scoprire la verità - un qualcosa di più terrificante di quanto ognuno di essi abbia potuto immaginare.”
REGIA: J.J. Abrams
SCENEGGIATURA: J.J. Abrams
ATTORI: Joel Courtney, Elle Fanning, Kyle Chandler, Riley Griffiths, Gabriel Basso
FOTOGRAFIA: Larry Fong
MONTAGGIO: Maryann Brandon, Mary Jo Markey
MUSICHE: Michael Giacchino
PRODUZIONE: Amblin Entertainment, Bad Robot
Primo: Abrams, rinnovatore a volte geniale della fiction Tv ( Alias, Lost e l'ottimo Fringe, tuttora in corso), al cinema non vale l'amico-gemello Matt Reeves, quello di Cloverfield e Blood Story - che esce finalmente , come scrivevamo qualche post fa, nei nostri cinema la prossima settimana.
Secondo: Spielberg - e chi scrive lo sostiene da tempo - non indovina un film da Il Colore Viola ( 1985)- passando dall'esecrabile Schindler's list agli sprecati Prova a prendermi e Minority Report , all'orribile Guerra dei Mondi - ed e' il maestro delle occasioni sprecate: le migliori maestranze, i migliori script, i migliori attori non gli hanno mai permesso di andare oltre a un cinema poco piu' che mediocre, buttando al vento capolavori gia' serviti ( A.I., su tutti). In Tv partorisce il fantascientifico Falling Skies per combattere il successo di The Dead Walking , creatura di un altro regista mainstream, Frank Darabont ( che alla seconda stagione ha gia' pero' passato la mano). Risultato? L'ennesima delusione. Speriamo non ci rovini TinTin!
Terzo: Super 8 non e' cinema, la sua forma mentis e' quella del torrent, del filmato scaricabile, senz'anima e profondita' , film medio di serie B, che cita a destra e manca i film del Nostro ( ET, Incontri ravvicinati, Guerra dei mondi...) quasi fosse una compilation di quelle che si vedono su YouTube e che anziche' ambire a modelli alti sembra rispolverare atmosfere - pur gradevoli - di un piccolo film di serie b come Giochi Stellari (1984) dell'allora promessa ( non mantenuta) Nick Castle ( che fu come attore il mitico Michael Myers nell'originale Halloween e collaboro' da vicino con Carpenter)- uno tra i primi film che per gli effetti speciali ha utilizzato interamente la grafica computerizzata (CGI) e di cui girava voce di un prossimo remake.
Quindi, Super 8 , fatta eccezione per l'eterea Elle Fanning, e' una delusione su tutti i fronti, manca totalmente delle qualita' di Abrams di creare suspence e twist da capogiro e delude anche nell'apporto di storici collaboratori di Abrams come il compositore Giacchino.
Aridatece i Goonies!
“Nell’estate del 1979, un gruppo di amici in una piccola cittadina dell’Ohio è testimone di un catastrofico incidente ferroviario mentre sta girando un film Super 8 e presto sospetta che non si è trattato di un incidente. Dopo poco tempo, eventi inspiegabili cominciano a verificarsi in città, e il Vicesceriffo tenta di scoprire la verità - un qualcosa di più terrificante di quanto ognuno di essi abbia potuto immaginare.”
REGIA: J.J. Abrams
SCENEGGIATURA: J.J. Abrams
ATTORI: Joel Courtney, Elle Fanning, Kyle Chandler, Riley Griffiths, Gabriel Basso
FOTOGRAFIA: Larry Fong
MONTAGGIO: Maryann Brandon, Mary Jo Markey
MUSICHE: Michael Giacchino
PRODUZIONE: Amblin Entertainment, Bad Robot
A remote sympathy
Nella storia si legge a volte con stupore di città cinte d'assedio per decine di anni, fino all'inevitabile capitolazione.
La città-cancro è sotto assedio da quattromila anni. L'uomo ha inventato "macchine" e strategie, un tempo rudimentali e ingenue, poi sempre più precise e astute, per espugnare la città. Ma dietro le mura si nascondono abitanti tra loro diversi per aggressività e vulnerabilità, [leggi tutto ...] le cellule del cancro, e con caratteristiche spesso simili alle cellule normali. Dunque, questa è una guerra molto difficile.
"In un certo senso è un libro di storia militare", ha scritto il suo autore, formatosi come ricercatore al Dana Farber Cancer Institute e oggi professore di oncologia alla Columbia University e vincitore del premio Pulitzer.
L'opera, tuttavia, è anche una "biografia" del cancro nel senso più letterale del termine, poiché cerca di "penetrare la mente di questa malattia immortale, di comprenderne la personalità e demistificarne il comportamento". E, infine, un libro divulgativo e ispirato.
Divulgativo perché Siddhartha Mukherjee espone con grande linearità le ragioni di ogni svolta e progresso nelle terapie, ispirato perché è la consapevolezza di dovere compiere scelte cruciali per i pazienti a conferire tensione narrativa e coesione logica al racconto. l'opera attraversa e illumina un secolo intero della guerra al cancro, dalle epoche della chirurgia più mutilante e della radioterapia indiscriminata fino alle più recenti scoperte.
Dalla bile nera di Galeno alle tinture di piombo nel Medioevo, al chirurgo scozzese John Hunter che a fine settecento raccomandava per i tumori un rimedio onesto per quanto agghiacciante:"una distaccata compassione" ( "a remote sympathy"), agli esperimenti semiclandestini sulla leucemia di Sidney Farber negli anni Cinquanta.
Avvicente come un romanzo e consigliatissimo.
" La malattia e' il lato notturno della vita, una cittadinanza piu' onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno del star bene e in quello dello star male. Preferiremmo tutti servirci solo del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino dell'altro paese" ( S.Sontag, Malattia come metafora)
Siddharta Mukherjee ,L'imperatore del male- una biografia del cancro, Neri Pozza, euro 19,00
La città-cancro è sotto assedio da quattromila anni. L'uomo ha inventato "macchine" e strategie, un tempo rudimentali e ingenue, poi sempre più precise e astute, per espugnare la città. Ma dietro le mura si nascondono abitanti tra loro diversi per aggressività e vulnerabilità, [leggi tutto ...] le cellule del cancro, e con caratteristiche spesso simili alle cellule normali. Dunque, questa è una guerra molto difficile.
"In un certo senso è un libro di storia militare", ha scritto il suo autore, formatosi come ricercatore al Dana Farber Cancer Institute e oggi professore di oncologia alla Columbia University e vincitore del premio Pulitzer.
L'opera, tuttavia, è anche una "biografia" del cancro nel senso più letterale del termine, poiché cerca di "penetrare la mente di questa malattia immortale, di comprenderne la personalità e demistificarne il comportamento". E, infine, un libro divulgativo e ispirato.
Divulgativo perché Siddhartha Mukherjee espone con grande linearità le ragioni di ogni svolta e progresso nelle terapie, ispirato perché è la consapevolezza di dovere compiere scelte cruciali per i pazienti a conferire tensione narrativa e coesione logica al racconto. l'opera attraversa e illumina un secolo intero della guerra al cancro, dalle epoche della chirurgia più mutilante e della radioterapia indiscriminata fino alle più recenti scoperte.
Dalla bile nera di Galeno alle tinture di piombo nel Medioevo, al chirurgo scozzese John Hunter che a fine settecento raccomandava per i tumori un rimedio onesto per quanto agghiacciante:"una distaccata compassione" ( "a remote sympathy"), agli esperimenti semiclandestini sulla leucemia di Sidney Farber negli anni Cinquanta.
Avvicente come un romanzo e consigliatissimo.
" La malattia e' il lato notturno della vita, una cittadinanza piu' onerosa. Tutti quelli che nascono hanno una doppia cittadinanza, nel regno del star bene e in quello dello star male. Preferiremmo tutti servirci solo del passaporto buono, ma prima o poi ognuno viene costretto, almeno per un certo periodo, a riconoscersi cittadino dell'altro paese" ( S.Sontag, Malattia come metafora)
Siddharta Mukherjee ,L'imperatore del male- una biografia del cancro, Neri Pozza, euro 19,00
Les Aventuriers de l'absolu
Per millenni e millenni, gli esseri umani l'hanno chiamato «Dio». Poi ha preso anche altri nomi: «Nazione», «Classe», «Razza». Oggi molti non si riconoscono più in queste forme religiose o politiche, e tuttavia continuano a inseguire l'assoluto.
Una delle strade che si possono seguire in questa ricerca è l'arte, l'aspirazione alla bellezza. Al centro della vita di Oscar Wilde, Rainer Maria Rilke e Marina Cvetaeva c'è proprio questa ossessione:questi tre grandissimi scrittori non si sono accontentati di creare opere d'arte sublimi, ma hanno posto la loro intera esistenza al servizio del bello e della perfezione. Fino alle estreme conseguenze: per Wilde, questo ha portato alla decadenza fisica e psichica; Rilke ha avuto come compagna costante la depressione; la Cvetaeva è arrivata addirittura al suicidio.
Tzvetan Todorov racconta i loro destini, così appassionanti e tragici. E si interroga sul senso più profondo della loro esperienza di «avventurieri dell'assoluto». Per chiedersi in che cosa consista davvero una vita bella e scoprire il segreto dell'«arte della vita».
Il bellissimo titolo originale in italiano e' diventato il ben piu' banale La bellezza salvera' il mondo, citazione da Dostojeskji.
Tzvetan Todorov, La bellezza salverà il mondo, Garzanti, euro 18
Mì fijo e' 'n angelo
Gli Angeli sono tutti tremendi.
Eppure, ahime', io invoco voi, uccelli d'anima...
( R.M. Rilke, Elegie duinesi)
Una vita intera
Appunti di DWF su di un libro di Don deLillo |
"...nella vita di una persona la maggior parte dei pensieri e delle impressioni piu' importanti attraversano la mente cosi' rapidi che rapidi non e' nemmeno la parola giusta (...) che dire per esteso pensieri e collegamenti contenuti nel lampo di una frazione di secondo richiederebbe come minimo una vita intera" ( DWF, Caro vecchio neon)
"Mio nonno soleva dire: "La vita è straordinariamente corta. Ora, nel ricordo, mi si contrae a tal punto che, per esempio, non riesco quasi a comprendere come un giovane possa decidersi ad andare a cavallo sino al prossimo villaggio senza temere (prescindendo da una disgrazia) che perfino lo spazio di tempo, in cui si svolge felicemente e comunemente una vita intera, possa bastare anche lontanamente a una simile cavalcata." ( Fk,Il prossimo villaggio)
Kotoko di Shinya Tsukamoto vince la sezione Orizzonti di Venezia 2011
E' Kotoko di Shinya Tsukamoto il vincitore di Orizzonti di Venezia 2011.
La Giuria presieduta da Jia Zhangke e composta da Stuart Comer, Odile Decq, Marianne Khoury, Jacopo Quadri premia il lavoro del regista nipponico perché "il film si muove liberamente tra diversi generi per creare una potente rappresentazione della fragile condizione psicologica di una donna, una meditazione profondamente sconvolgente sulla solitudine e sull'esperienza urbana contemporanea. Shinya Tsukamoto ha prodotto un linguaggio visivo di incredibile impatto per prenetare nella mente della sua protagonista".
È "Faust" di Aleksandr Sokurov il Leone d’Oro della 68° Mostra di Venezia
È "Faust" di Aleksandr Sokurov il Leone d’Oro della 68° Mostra di Venezia. Era dal 2003 (anno della vittoria de "Il ritorno" di Andrey Zvyagintsev) che al Festival non s’imponeva un film russo. La rilettura dell’opera di Goethe firmata dal grande cineasta russo - nostro beniamino da tempi non sospetti -, capitolo conclusivo della tetralogia del potere iniziata con "Moloch" e proseguita con "Taurus" e "Il sole", ha convinto ( e come non avrebbe...) la giuria presieduta da Darren Aronofsky e composta da Eija-Liisa Ahtila, David Byrne, Todd Haynes, Mario Martone, Alba Rohrwacher e Andrè Tèchinè. Sokurov e' di un altro pianeta, nei festival andrebbe sempre messo fuori concorso...
Il Leone d’Argento per la migliore regia va a "People Mountain People Sea" del cinese Cai Shangjun (film a sorpresa del Concorso) e il Premio Speciale della Giuria a "Terraferma" di Emanuele Crialese. Confermate poi le Coppe Volpi per le interpretazioni: Michael Fassbender è il migliore attore ( del mondo!) grazie alla performance in "Shame" di Steve McQueen, Deanie Yip la migliore attrice per la prova offerta in "A Simple Life" di Ann Hui.
Il Premio Mastroianni, assegnato a un giovane attore o attrice emergente, viene assegnato ai due protagonisti di "Himizu", diretto dal giapponese Sion Sono: Shòta Sometani e Fumi Nikaidò. L’Osella per la migliore sceneggiatura va a Yorgos Lanthimos e Efthimis Filippou per "Alpis", diretto dallo stesso Lanthimos, mentre l’Osella per la migliore fotografia va a Robbie Ryan per "Wuthering Heights" di Andrea Arnold.
Confermato il Leone del Futuro - Premio Venezia opera prima (Luigi De Laurentiis), assegnato a "Là-Bas - Educazione criminale" di Guido Lombardi (già vincitore della Settimana della Critica), che si aggiudica in questo modo i 100.000 dollari messi a disposizione dalla Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, equamente divisi tra regista e produttore.
Un pugno sul Cranio
“Bisognerebbe leggere, credo, soltanto i libri che mordono e pungono. Se un libro che leggiamo non ci sveglia con un pugno sul cranio, a che serve leggerlo? Affinché ci renda felici, come scrivi tu? Dio mio, felici saremmo anche se non avessimo libri, e i libri che ci rendono felici potremmo eventualmente scriverli noi. Ma noi abbiamo bisogno di libri che agiscano su di noi come una disgrazia che ci fa molto male, come la morte di uno che
ci era più caro di noi stessi, come se fossimo respinti nei boschi, via da tutti gli uomini, come un suicidio, un libro dev’essere la scure per il mare gelato dentro di noi. In Questo, io credo." ( F.Kafka)
Il nostro favorito per Venezia 2011 : A simple Life
Siamo diventati poveri. Abbiamo ceduto un pezzo dopo l'altro dell'eredita' umana, spesso abbiamo dovuto depositarla al Monte di pieta', a un centesimo del valore, per ricevere in anticipo la monetina dell'attuale...
Andy Lau, Anthony Wong, Tsui Hark, Sammo Hung , la straordinaria Deanie Ip e la regia magica di Ann Hui ...ah, il cinema di Hong kong!
Finalmente Let me in (2010) di Matt Reeves
Finalmente il 30 settembre prossimo, con un anno di ritardo e il titolo italiano molto originale di Blood Story, esce anche nel nostro (?) paese (??), il bellissimo remake di Matt Reeves ( Cloverfield) del capolavoro dello svedese Alfredson ( in questi giorni in concorso a Venezia con La Talpa) uscito da noi col titolo ben piu' evocativo ( e filologico!) di Lasciami entrare, entrambi basati sull'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist.
Il film , con la "solita" strepitosa Chloe Moretz e Kodi Smit -McPhee ( The Road), non meritava tutta questa attesa.
Da vedere...
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