"La più grande astuzia del diavolo è farci credere che non esiste" ( C.Baudelaire).
«I am tired, I am weary / I could sleep for a thousand years / A thousand dreams that would awake me / Different colours made of tears» (Sono stanco, sono esausto / Potrei dormire per un migliaio di anni / Un migliaio sono i sogni che potrebbero svegliarmi / Colori differenti, fatti di lacrime). ( Lou Reed, Venus in Furs)
L'ultima sfida di Rob Zombie e' quella di farci credere che esista un cinema diverso.
Un cinema che prende le radici da un grande outsider come Ken Russell capace di diventare se stesso un genere a parte nel panorama cinematografico. Complice la splendida e bravissima Sheri Moon e un gruppo di comprimari pescati nella storia del cinema horror ( da Ken Foree di Dawn of the Dead - autoironicamente con parrucchino - a Meg Foster di Essi Vivono a Judy Geeson di Inseminoid a Dee Wallace de l'Ululato - ma anche Le colline hanno gli occhi ), come ha scritto Claudio Bartolini, Zombie si concede il suo INLAND EMPIRE, zona franca della scrittura, della musica, del cinema.
Accettarlo o meno, poco importa; The Lords of Salem sara' anche per i suoi detrattori un gesto vitale di un cinema ,anche se non totalmente compiuto, diverso, coraggioso, indipendente, inquietante . Solo per questo uno dei migliori horror degli ultimi anni, realmente disturbante e non omologato, girato come se fosse un grande classico di John Carpenter.
La piu' grande astuzia dei distributori e' stata quella in questi anni di farci credere che invece un cinema diverso e autentico come questo non possa (r)esistere.
Per questo motivo incontrerete dentro la sala, ragazzini che giocano col cellulare o che ridacchiano quando , navigando, scoprono recensioni positive del film. Per niente scandalizzati dal Papa che si masturba nel film di Zombie , dal trailer del pessimo House of the End of the street che certo apprezzeranno, dall'ennesimo mediocre Tom Cruise, dal governisssssimo ...
Tranquilli, non e' nulla, stiamo soltanto morendo...
E a proposito di ultima sfida e di cinema autentico, da recuperare il sottovalutato ma bellissimo The Land Stand del grande Kim Jee Woon che all'esordio oltreoceano infila , complice un redivivo Shwarzy , una lezione di puro e perfetto entertainement che , Walter Hill/Stallone a parte, da quelle parti si sognano...
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